“Il fumo è causa dello sviluppo di forme più gravi dell’infezione da Coronavirus”.
Così commenta Silvano Gallus, Responsabile del Laboratorio di Epidemiologia degli Stili di Vita, sul blog dell’autorevole rivista Tobacco Control. Studi recenti, in collaborazione con il Prevention and Research Institute (ISPRO), il Tobacco Free Research Institute Ireland, e l'Instituto Català d'Oncologia, hanno dimostrato che il fumo è associato a un aumento del rischio di sviluppare una sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS).
Uno studio condotto su 1099 pazienti Covid-19 ha documentato che:
Questi dati sono in linea con un altro studio condotto su 78 pazienti con polmonite da Covid-19 da cui è emerso che il 27,3% dei pazienti fumatori non ha mostrato miglioramenti dopo 2 settimane, rispetto al 3% dei pazienti che non ha mai fumato.
Quindi, tra i vari fattori di rischio per evitare una prognosi più infausta di Covid-19 il fumo sembra essere quello più importante perché evitabile, anche se potrebbe non essere direttamente correlato all'incidenza della malattia causata dal SARS-CoV-2. È importante, dunque, informarsi al momento dell’anamnesi se un paziente ha avuto un passato da fumatore o se al presente lo è, registrando questa informazione in tutti i sistemi di sorveglianza per il Covid-19 in tutti i paesi.
Il Dr. Gallus è d’accordo con la raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, del Centro Europeo per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie e dell’Unione Internazionale Contro la Tubercolosi e le Malattie Respiratorie (Reuters, 2020) e cioè
smettere di fumare per evitare complicazioni in caso di infezione da SARS-CoV-2.
L'invito è, quindi, quello di approfittare del tempo libero a disposizione in questo periodo di isolamento a causa del coronavirus per riuscire a cambiare le abitudini rinunciando ai prodotti a base di tabacco e di nicotina. Per questo motivo sarebbe importante che i servizi di sostegno per fumatori che vogliono smettere di fumare, organizzati dai vari paesi, siano resi ora gratuiti.
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