Come già successo durante precedenti epidemie (ad esempio, SARS e MERS), anche durante la pandemia causata dal SARS-CoV-2 in molti paesi si è ricorsi alla quarantena. Dal punto di vista sanitario i risultati di un periodo di isolamento sono generalmente positivi: nel caso specifico del Covid-19, infatti, è stato possibile mitigare e ridurre il contagio proprio grazie a quest’azione preventiva.
E’ però importante evidenziare che la quarantena ha purtroppo anche un impatto psicologico sulla popolazione. Questo aspetto era stato già sottolineato dall’esperienza della Cina, in cui sono stati segnalati diversi disturbi psicologici nella popolazione costretta alla quarantena
Il periodo di isolamento vissuto in questo periodo ha creato disagio e stress in alcuni individui, che hanno considerato l’isolamento una costrizione, una limitazione della libertà, un cambiamento profondo della propria quotidianità e della propria vita.
Partendo da queste evidenze il team del Dr. Bonati, responsabile del Dipartimento di Salute Pubblica dell’Istituto Mario Negri, ha voluto verificare attraverso una raccolta dettagliata di informazioni la risposta degli italiani al periodo di quarantena.
Tra il 6 e il 20 Aprile 2020, il Dipartimento di Salute Pubblica ha lanciato un sondaggio online composto da 48 domande. Sono stati raccolti dati demografici e informazioni sui sintomi fisici nei 14 giorni precedenti alla compilazione del questionario. L'impatto psicologico della quarantena è stato valutato dal Covid-19 Peritraumatic Distress Index (CPDI), un test validato in Italia e in altre nazioni. Al sondaggio hanno partecipato 35.011 adulti, raccogliendo 20.158 risposte complete.
I dati analizzati hanno definito un preciso identikit delle persone più colpite da stress causato dal Covid-19. L’intensità del distress psicologico è maggiore nel caso di:
I dati sottolineano anche che le persone residenti in zone molto colpite dal coronavirus o, comunque, molto vicine alle zone rosse, hanno mostrato maggiori segni di stress.
L’analisi dei dati raccolti dal sondaggio “A casa per il Covid” mostra che molti dei sintomi riscontrati possono essere ricondotti al Disturbo dell’adattamento. Questa condizione è un malessere psicologico che compare in risposta ad un evento stressante.
“In alcune situazioni, come la quarantena, non tutti gli individui hanno le stesse capacità di resilienza – spiega il Dr.Bonati- Alcuni possono presentare particolari reazioni emotive e comportamentali”.
Tra i sintomi tipici del disturbo dell’adattamento si possono ritrovare:
Il disturbo dell’adattamento femminile sembra essere più rilevante di quello maschile. I ricercatori affermano che il tempo trascorso a casa durante il lockdown ha influenzato in maniera diversa la gestione dello stress tra uomini e donne.
Venendo ai dati del sondaggio, il 52,6% dichiara di aver avuto delle ricadute psicologiche nel corso del periodo di quarantena, mentre solo il 5,3% della popolazione intervistata riferisce un impatto grave.
La regione Lombardia, la più colpita dal nuovo coronavirus in Italia e in tutto il mondo al momento dello studio, possiede i dati più rappresentati e rappresentativi dello studio. È stata osservata, infatti, una correlazione negativa tra il disturbo psicologico e la distanza dal luogo di residenza da una zona rossa (Nembro-Alzano).
Più si era distanti dalle zone rosse, minore era la sofferenza.
Chi abita fino a 25 Km dalla zona rossa riporta una maggiore prevalenza di distress psicologico, mentre gli individui residenti fino a 15 Km segnalano addirittura una grave sofferenza.
La quarantena o la pandemia si devono quindi considerare come aggravanti di condizioni di vulnerabilità preesistenti o latenti oppure sono state esse stesse la causa dell’insorgenza di disturbi psicologici?
“Per rispondere a questa domanda è fondamentale identificare subito gli individui più vulnerabili per offrirgli un supporto psicologico - dichiara il Dr. Bonati - In questo modo si riuscirà ad evitare che lo stress e il disagio provato possano avere conseguenze nel tempo, manifestandosi con una sintomatologia più grave e diventando una sindrome post-traumatica (PTSD)”.
I professionisti della salute mentale e coloro che sono stati coinvolti nella scelta di imporre la quarantena durante la pandemia di SARS-CoV-2 dovrebbero essere consapevoli del fatto che essere messi in quarantena può portare a conseguenze avverse per la salute mentale.
Iniziative volte al controllo delle infezioni e al contenimento della malattia dovrebbero prevedere anche interventi di supporto alle persone vulnerabili o che vivono in condizioni di vulnerabilità (anche recenti come una quarantena); in particolare per il recupero psicosociale di tutti coloro che sono a maggior rischio di conseguenze psicologiche e sociali avverse della quarantena.
__________________________________________________________________________________
Maurizio Bonati - Dipartimento di Salute Pubblica
Editing Raffaella Gatta