Data prima pubblicazione
April 22, 2020

COVID-19: App di tracciamento dei contatti. Cos’è e come funziona.

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Negli ultimi giorni si parla sempre più di fase 2 e di tutte le misure da adottare per scongiurare una seconda ondata epidemica di Covid-19. Tra gli strumenti proposti grande attenzione riguarda l'attività di tracciamento dei contatti con l'obiettivo di monitorare nuovi possibili contagi.

In questo articolo:

  1. Che cosa significa tracciamento dei contatti durante la pandemia del Covid-19?
  2. Come può la tecnologia aiutare il tracciamento dei contatti durante la pandemia da Covid-19?
  3. Quali iniziative di tracciamento dei contatti esistono all'estero?
  4. L'app Italiana per il tracciamento dei contatti
  5. Le domande aperte sul tracciamento dei cittadini Covid-19 positivi
  6. I limiti delle app per il tracciamento dei contatti
  7. La popolazione scaricherà le app di tracciamento?

Che cosa significa tracciamento dei contatti durante la pandemia del Covid-19?

Il tracciamento dei contatti (in inglese “contact tracing”) è una delle azioni di sanità pubblica utilizzate per la prevenzione e il contenimento della diffusione di molte malattie infettive. Rappresenta uno strumento importante all’interno di una strategia sostenibile post-emergenza e di ritorno alla normalità.
covid-19 tracciamento

Perchè è importante il tracciamento dei contatti?

E’ chiaro a tutti che la fase 2 richiede interventi che consentano una rapida individuazione di possibili nuovi focolai di contagio e un altrettanto rapido intervento per evitare una nuova diffusione del virus.

Questo può essere fatto esclusivamente attraverso l’individuazione dei contatti di una persona risultata positiva a Covid-19. Durante la fase 1, soprattutto quando il numero dei contagi era ridotto, il tracciamento dei contatti è stato svolto mappando luoghi e persone che erano entrate in contatto con i malati accertati di Covid-19 nei 14 giorni precedenti. Alle persone così individuate le autorità suggerivano un periodo di autoisolamento di due settimane.

Col crescere dei contagi e con l’inevitabile ritardo nell'isolamento e nel tracciamento e, soprattutto, nell’ipotesi di entrare presto nella fase 2, questa via è difficilmente praticabile.

Ecco allora che la tecnologia può venire in aiuto.

Come può la tecnologia aiutare il tracciamento dei contatti durante la pandemia da Covid-19?

Un‘applicazione per il tracciamento digitale dei contatti (contact tracing digitale) è la risposta. L’idea si basa sul concetto che chiunque possiede uno smartphone. Ogni smartphone può essere geolocalizzato e attraverso il bluetooth può essere in grado di sapere quali altri smartphone sono presenti nelle immediate vicinanze. La funzione non è dissimile da quella introdotta negli anni scorsi da Facebook (chiamata “Amici nelle vicinanze”) per consentire a chi avesse l’app di Menlo Park, di trovare amici nelle vicinanze grazie alle coordinate GPS e alla connessione internet.

Un’apposita app per il tracciamento installata sul nostro smartphone è così in grado di conoscere i nostri spostamenti nel corso degli ultimi giorni, gli smartphone (e le relative app) con cui siamo entrati in contatti nel corso degli ultimi 14 giorni (o anche di più), a quale distanza e per quanto tempo.

Un individuo risultato positivo al Covid-19 dopo essere stato sottoposto al tampone, è in grado, attraverso l’app, di accedere alla lista dei contatti ed inviare loro una notifica. L’app è anche in grado di assegnare un livello di rischio del contagio. Il rischio è determinato in base alla distanza e al tempo in cui i due telefoni sono rimasti nelle immediate vicinanze. Un rischio “basso” potrebbe suggerire l’autoisolamento, “medio” di informare il proprio medico, e “alto” di recarsi al pronto soccorso.

Quali iniziative di tracciamento dei contatti esistono all'estero?

Sono molti i sistemi di contact tracing attivati all’estero, soprattutto nei paesi nei quali il virus si è diffuso prima. I sistemi sono simili a quello appena descritto e si differenziano per livelli di ingerenza sulla privacy dei cittadini e per tipo di tracciamento adottato (atttraverso GPS o bluetooth). Vediamoli qui di seguito:

  • a Singapore stanno usando un’app chiamata TraceTogether, un sistema per il tracciamento interamente basato sul bluetooth degli smartphone e che prevede il salvataggio dei dati acquisiti solo all’interno del dispositivo.
  • in Corea del Sud l’approccio è più invasivo nei confronti della privacy dei cittadini. L’app, chiamata Corona 100m, traccia gli spostamenti in maniera tale da poter capire dove si sono mosse le persone contagiate, con chi sono entrate in contatto, che attività svolgevano. Un’altra, Corona100, incrocia i dati di geolocalizzazione dell’utente con quelli forniti dal governo e con quelli delle videocamere di sicurezza dando vita di fatto ad un sistema di sorveglianza anche se a fini sanitari.
  • la Germania sembra ispirarsi alla Corea del Sud con la sua soluzione di contact tracing in procinto di partire.
  • in Cina è in uso lo strumento più invasivo dal punto di vista della privacy. Il sistema chiamato Health Code, è integrato alle applicazioni Alipay (il sistema di pagamenti di Alibaba) e WeChat (il “Whatsapp cinese”). Grazie agli spostamenti, al tempo trascorso nei luoghi dell’epidemia, all’esposizione a potenziali portatori del virus e all’accesso a molti altri database (videosorveglianza, telecamere, acquisti eseguiti digitalmente) assegna automaticamente alle persone un Qrcode assimilabile a uno dei tre codici (verde, giallo, rosso). Così determina chi deve essere sottoposto a quarantena, e fornisce l’autorizzazione a entrare nei negozi, nei centri commerciali e negli uffici.
  • a Boston è stata sviluppata una soluzione ibrida chiamata PrivacyKit. Questa prevede la geolocalizzazione e l’uso del bluetooth. L'app registra tutti gli spostamenti e ogni cinque minuti li salva nella memoria del cellulare, rimanendo quindi di proprietà dell'utente. Nel momento in cui una persona manifesta i primi sintomi ed è costretta ad andare all’ospedale, potrà dare accesso al medico ai dati accumulati dalla app, sempre in via anonima e criptata e solo a questo punto sarà generata una notifica ai contatti.
  • la Pan-European Privacy-Preserving Proximity Tracing (PEPP-PT) invece analizza i dati scambiati tramite bluetooth tra dispositivi mobili ed è dotata di sistemi di crittografia ed anonimizzazione dei dati personali al fine di garantire un approccio sicuro alla raccolta degli stessi. I dati, memorizzati sugli smartphone, vengono automaticamente cancellati dopo 14 giorni.

In questa direzione va la recente soluzione proposta da Google e da Apple che non prevede geolocalizzazione o tracciamento, e attiva meccanismi per rispettare la privacy. Attualmente è richiesto all’utente di installare una app, ma in futuro il software sarà integrato direttamente nel sistema operativo degli smartphone.

La maggior parte delle tecnologie proposte è comunque tale da scongiurare l’acquisizione centralizzata delle informazioni da parte di un unico ente, garantendo comunque al personale sanitario la possibilità di risalire alla lista dei dispositivi incrociati solo nel caso in cui un cittadino dovesse risultare positivo ai test.

L’app Italiana per il tracciamento dei contatti

La Task Force nominata dal Ministero per l'Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione ha identificato i criteri che dovranno caratterizzare l’App Italiana:

  • il download sullo smatphone dovrà avvenire su base volontaria;
  • il sistema di contact tracing dovrà essere gestito da uno o più soggetti pubblici;
  • il suo codice dovrà essere aperto in modo tale che qualunque soggetto indipendente possa studiarlo;
  • i dati trattati dovranno essere resi anonimi;
  • i dati trattati dovranno essere cancellati definitivamente al termine del loro impiego;
  • per meglio garantire la privacy, la soluzione finale andrà ricercata tra quelle applicazioni che usano la tecnologia bluetooth rispetto a quelle che usano la geolocalizzazione.
app tracciamento covid-19

Tra le diverse soluzioni analizzate, come StopCovid19 e Sm_Covid19, il Ministero ha selezionato Immuni, l'app sviluppata da Bending Spoons, Luca Foresti del Centro medico Santagostino e la società di marketing Jakala. Lo scaricamento dell’app è volontario, la comunicazione fra gli smartphone avviene via bluetooth e l’identità del malato e quella dei suoi contatti rimangono protette. Un cittadino che dovesse risultare positivo al test di Sars-Cov-2 avrà la possibilità di sbloccare, sempre volontariamente, con un codice la lista dei contatti anonimizzati di chi ha incrociato per inviare una notifica a chi è a rischio contagio.


Chi scaricherà l’app Immuni, accanto al sistema di tracciamento dei contatti, potrà usare un diario clinico per tenere traccia, in un ambiente protetto e sicuro sullo smartphone, del suo stato di salute e dell’eventuale evoluzione dei sintomi della malattia.
L’app Immuni dovrebbe essere disponibile per lo scaricamento a maggio, al termine di una fase di sperimentazione che presto sarà avviata in alcune regioni pilota e nelle sedi italiane della Ferrari.

Le domande aperte sul tracciamento dei cittadini Covid-19 positivi

Esaminando i criteri che hanno orientato la scelta dell’app italiana per il tracciamento dei contatti e le modalità di funzionamento dell’app Immuni sembrano però esserci, secondo il parere di chi scrive, alcune lacune.  Che rimandano ad alcune domande tuttora inevase:

  • Dove saranno memorizzati i dati degli utenti? (Su un server? Sugli smartphone degli utenti?)
  • Per quanto tempo saranno memorizzati?
  • Come proteggere le persone che potrebbero non avere uno smartphone o la possibilità di installare un'app?
  • A parte il tracciamento l’app cosa può decidere?
  • Può imporre la quarantena?
  • Può verificare che venga rispettata?
  • Diventerà una sorta di patente per poter circolare?
  • Potrà identificare (e come) eventuali nuovi focolai del contagio in assenza di geolocalizzazione?

Domande importanti che aspettano una risposta per poter affrontare più efficacemente la fase 2 dell’emergenza.

I limiti delle app per il tracciamento dei contatti

Affinché l’app Immuni, così come qualsiasi altra app per il tracciamento dei contatti, sia efficace e aiuti a contenere la diffusione del contagio, è necessario che sia scaricata e utilizzata da almeno il 60% della popolazione italiana. Questa percentuale è confermata anche da un accurato e recente studio di simulazione condotto in UK da ricercatori dell’Università di Oxford.

Un dato molto elevato, considerato che il suo uso è su base volontaria, che si può raggiungere solo con campagne informative e “stimoli” da parte delle istituzioni.

A Singapore, dove l’app governativa è oggi usata da circa il 17%-20% della popolazione, si sta infatti assistendo a una ripresa veloce dei contagi nella fase 2 dopo un forte contenimento avvenuto durante la fase 1.

In riferimento all’app Immuni occorre registrare alcuni aspetti.

  • La tecnologia usata per il tracciamento dei contatti. La tecnologia scelta (il bluetooth) mette il sistema al riparo da invasioni della privacy. Infatti il sistema traccia i contatti, non il luogo in cui questi sono avvenuti. Tuttavia potrebbe non essere sufficientemente affidabile. Esiste, infatti, il pericolo di misurare falsi positivi. Ovvero identificare come persone in contatto con un malato anche persone che erano a una distanza di sicurezza. Inoltre il segnale del bluetooth (ma anche latecnologia BLE in maniera parziale) può variare in funzione del luogo in cui un telefono si trova (al chiuso o all'aperto) e può passare attraverso i muri. Il risultato è che individui dietro gli schermi protettivi o addirittura in stanze diverse da quelle in cui la persona positiva sosta, potrebbero essere identificate inutilmente come contatti a rischio.
  • Il bluetooth deve essere volontariamente attivato sugli smartphone delle persone che hanno installato l’app.
  • La reale efficacia delle app. C'è chi sostiene che esistono evidenze scientifiche che la velocità della diffusione del contagio di Covid-19 è così elevata da rendere molto difficile il suo contenimento attraverso il tracciamento dei contatti operato manualmente. Allo stesso tempo non esistono evidenze scientifiche sull'efficacia degli strumenti per il tracciamento digitale dei contatti. Per questo saranno importanti i risultati della sperimentazione su un campione di cittadini.

 Quello su cui comunque sono tutti d’accordo è che l’app da sola non servirà a nulla nel contenimento della pandemia se non sarà accompagnata:

  1. da un maggiore uso dei tamponi, unico modo per garantire la reale positività di un individuo
  2. da una migliore gestione dei servizi sanitari sul territorio
  3. dall’attivazione di lockdown circoscritti (se e quando saranno necessari)
  4. dalla disponibilità di luoghi dove i soggetti positivi non gravi possano essere isolati nel caso le abitazioni non dovessero consentire la convivenza con i familiari.

 

La popolazione scaricherà le app di tracciamento?

Infine occorre capire quale sarà la risposta dei cittadini italiani all’uso dell’app Immuni. Un recente sondaggio condotto su 6.000 potenziali utenti di app in cinque paesi (tra cui l’Italia) sembra essere incoraggiante.

I risultati suggeriscono che oltre il 75% degli utenti di smartphone in Italia (1.040 rispondenti appartenenti a un campione rappresentativo della popolazione italiana) sarebbe disposto a installare un'app ditracciamento dei contatti.

 Per convincere il restante 25%, oltre a campagne informative e “stimoli” per l’adozione dell’app potrebbe essere utile una maggiore trasparenza da parte del Governo Italiano. Un invito in questa direzione è stato pubblicato in forma di lettera aperta ai decisori, dal Nexa center for Internet & Society del Politecnico di Torino.

Nella lettera si insiste, per esempio, sulla necessità di una strategia di uscita delle app, con la cancellazione dei dati al termine del periodo di uso ai fini della ricostruzione dei contatti. Questo per evitare che i sistemi vengano mantenuti per scopi di  sorveglianza anche dopo il superamento della pandemia.

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Eugenio Santoro- Dipartimento di Oncologia clinica

Editing Raffaella Gatta - Content manager

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