Negli ultimi giorni si parla sempre più di fase 2 e di tutte le misure da adottare per scongiurare una seconda ondata epidemica di Covid-19. Tra gli strumenti proposti grande attenzione riguarda l'attività di tracciamento dei contatti con l'obiettivo di monitorare nuovi possibili contagi.
In questo articolo:
Il tracciamento dei contatti (in inglese “contact tracing”) è una delle azioni di sanità pubblica utilizzate per la prevenzione e il contenimento della diffusione di molte malattie infettive. Rappresenta uno strumento importante all’interno di una strategia sostenibile post-emergenza e di ritorno alla normalità.
E’ chiaro a tutti che la fase 2 richiede interventi che consentano una rapida individuazione di possibili nuovi focolai di contagio e un altrettanto rapido intervento per evitare una nuova diffusione del virus.
Questo può essere fatto esclusivamente attraverso l’individuazione dei contatti di una persona risultata positiva a Covid-19. Durante la fase 1, soprattutto quando il numero dei contagi era ridotto, il tracciamento dei contatti è stato svolto mappando luoghi e persone che erano entrate in contatto con i malati accertati di Covid-19 nei 14 giorni precedenti. Alle persone così individuate le autorità suggerivano un periodo di autoisolamento di due settimane.
Col crescere dei contagi e con l’inevitabile ritardo nell'isolamento e nel tracciamento e, soprattutto, nell’ipotesi di entrare presto nella fase 2, questa via è difficilmente praticabile.
Ecco allora che la tecnologia può venire in aiuto.
Un‘applicazione per il tracciamento digitale dei contatti (contact tracing digitale) è la risposta. L’idea si basa sul concetto che chiunque possiede uno smartphone. Ogni smartphone può essere geolocalizzato e attraverso il bluetooth può essere in grado di sapere quali altri smartphone sono presenti nelle immediate vicinanze. La funzione non è dissimile da quella introdotta negli anni scorsi da Facebook (chiamata “Amici nelle vicinanze”) per consentire a chi avesse l’app di Menlo Park, di trovare amici nelle vicinanze grazie alle coordinate GPS e alla connessione internet.
Un’apposita app per il tracciamento installata sul nostro smartphone è così in grado di conoscere i nostri spostamenti nel corso degli ultimi giorni, gli smartphone (e le relative app) con cui siamo entrati in contatti nel corso degli ultimi 14 giorni (o anche di più), a quale distanza e per quanto tempo.
Un individuo risultato positivo al Covid-19 dopo essere stato sottoposto al tampone, è in grado, attraverso l’app, di accedere alla lista dei contatti ed inviare loro una notifica. L’app è anche in grado di assegnare un livello di rischio del contagio. Il rischio è determinato in base alla distanza e al tempo in cui i due telefoni sono rimasti nelle immediate vicinanze. Un rischio “basso” potrebbe suggerire l’autoisolamento, “medio” di informare il proprio medico, e “alto” di recarsi al pronto soccorso.
Sono molti i sistemi di contact tracing attivati all’estero, soprattutto nei paesi nei quali il virus si è diffuso prima. I sistemi sono simili a quello appena descritto e si differenziano per livelli di ingerenza sulla privacy dei cittadini e per tipo di tracciamento adottato (atttraverso GPS o bluetooth). Vediamoli qui di seguito:
In questa direzione va la recente soluzione proposta da Google e da Apple che non prevede geolocalizzazione o tracciamento, e attiva meccanismi per rispettare la privacy. Attualmente è richiesto all’utente di installare una app, ma in futuro il software sarà integrato direttamente nel sistema operativo degli smartphone.
La maggior parte delle tecnologie proposte è comunque tale da scongiurare l’acquisizione centralizzata delle informazioni da parte di un unico ente, garantendo comunque al personale sanitario la possibilità di risalire alla lista dei dispositivi incrociati solo nel caso in cui un cittadino dovesse risultare positivo ai test.
La Task Force nominata dal Ministero per l'Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione ha identificato i criteri che dovranno caratterizzare l’App Italiana:
Tra le diverse soluzioni analizzate, come StopCovid19 e Sm_Covid19, il Ministero ha selezionato Immuni, l'app sviluppata da Bending Spoons, Luca Foresti del Centro medico Santagostino e la società di marketing Jakala. Lo scaricamento dell’app è volontario, la comunicazione fra gli smartphone avviene via bluetooth e l’identità del malato e quella dei suoi contatti rimangono protette. Un cittadino che dovesse risultare positivo al test di Sars-Cov-2 avrà la possibilità di sbloccare, sempre volontariamente, con un codice la lista dei contatti anonimizzati di chi ha incrociato per inviare una notifica a chi è a rischio contagio.
Chi scaricherà l’app Immuni, accanto al sistema di tracciamento dei contatti, potrà usare un diario clinico per tenere traccia, in un ambiente protetto e sicuro sullo smartphone, del suo stato di salute e dell’eventuale evoluzione dei sintomi della malattia.
L’app Immuni dovrebbe essere disponibile per lo scaricamento a maggio, al termine di una fase di sperimentazione che presto sarà avviata in alcune regioni pilota e nelle sedi italiane della Ferrari.
Esaminando i criteri che hanno orientato la scelta dell’app italiana per il tracciamento dei contatti e le modalità di funzionamento dell’app Immuni sembrano però esserci, secondo il parere di chi scrive, alcune lacune. Che rimandano ad alcune domande tuttora inevase:
Domande importanti che aspettano una risposta per poter affrontare più efficacemente la fase 2 dell’emergenza.
Affinché l’app Immuni, così come qualsiasi altra app per il tracciamento dei contatti, sia efficace e aiuti a contenere la diffusione del contagio, è necessario che sia scaricata e utilizzata da almeno il 60% della popolazione italiana. Questa percentuale è confermata anche da un accurato e recente studio di simulazione condotto in UK da ricercatori dell’Università di Oxford.
Un dato molto elevato, considerato che il suo uso è su base volontaria, che si può raggiungere solo con campagne informative e “stimoli” da parte delle istituzioni.
A Singapore, dove l’app governativa è oggi usata da circa il 17%-20% della popolazione, si sta infatti assistendo a una ripresa veloce dei contagi nella fase 2 dopo un forte contenimento avvenuto durante la fase 1.
In riferimento all’app Immuni occorre registrare alcuni aspetti.
Quello su cui comunque sono tutti d’accordo è che l’app da sola non servirà a nulla nel contenimento della pandemia se non sarà accompagnata:
Infine occorre capire quale sarà la risposta dei cittadini italiani all’uso dell’app Immuni. Un recente sondaggio condotto su 6.000 potenziali utenti di app in cinque paesi (tra cui l’Italia) sembra essere incoraggiante.
I risultati suggeriscono che oltre il 75% degli utenti di smartphone in Italia (1.040 rispondenti appartenenti a un campione rappresentativo della popolazione italiana) sarebbe disposto a installare un'app ditracciamento dei contatti.
Per convincere il restante 25%, oltre a campagne informative e “stimoli” per l’adozione dell’app potrebbe essere utile una maggiore trasparenza da parte del Governo Italiano. Un invito in questa direzione è stato pubblicato in forma di lettera aperta ai decisori, dal Nexa center for Internet & Society del Politecnico di Torino.
Nella lettera si insiste, per esempio, sulla necessità di una strategia di uscita delle app, con la cancellazione dei dati al termine del periodo di uso ai fini della ricostruzione dei contatti. Questo per evitare che i sistemi vengano mantenuti per scopi di sorveglianza anche dopo il superamento della pandemia.
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Eugenio Santoro- Dipartimento di Oncologia clinica
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