Data prima pubblicazione
January 30, 2023

La riforma della sanità territoriale: il nuovo Distretto sanitario e le Case della Comunità

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La pandemia Covid-19 ha fatto emergere chiare debolezze strutturali del nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN), soprattutto quelle riguardanti i servizi di prima linea come la medicina generale.

Il Programma Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR), finanziato dall’Unione Europea, ha come obiettivo principale la riorganizzazione del SSN e dell’assistenza primaria.

La frammentazione della presa in carico e dell’assistenza del paziente rende difficile la gestione dei servizi sanitari di comunità nell’ambito del SSN: la loro dispersione e frammentazione disorienta tuttora i cittadini. Anche il limitato accesso giornaliero a questi servizi (Medico di Medicina Generale e Pediatra di Libera Scelta) è diventato un problema rilevante nell’era attuale, caratterizzata da una popolazione sempre più anziana con poli-patologie croniche.

A giugno del 2022 è stato pubblicato in Gazzetta il nuovo regolamento sugli standard dell’assistenza territoriale (DM 77), in cui è stata presentata la nuova struttura di un Distretto sanitario. La novità è soprattutto la creazione delle Case di Comunità (CdC), luogo dove i cittadini potranno trovare assistenza durante tutto il giorno e tutta la settimana.

Che cosa è il Distretto sanitario?

Il Distretto sanitario costituisce lo standard per un territorio e rappresenta il centro di riferimento per l’accesso a tutti i servizi dell’ASL. Attraverso la Casa di Comunità, ha il compito di migliorare l’integrazione tra le diverse strutture sanitarie, in modo da assicurare:

  • una risposta coordinata e continua ai bisogni dei cittadini;
  • uniformità dei livelli di assistenza;
  • pluralità dell'offerta.

Il Distretto garantisce, inoltre, una risposta assistenziale integrata sotto il profilo delle risorse, degli strumenti e delle competenze professionali per determinare una efficace presa in carico della popolazione di riferimento.

Al fine di svolgere i suoi compiti correttamente, ciascun Distretto dovrà conoscere i bisogni di salute dei suoi cittadini: rientra pertanto tra le sue attività la committenza, la produzione e la garanzia dei servizi.



Quali sono le caratteristiche standard di un Distretto sanitario?

Un Distretto sanitario dovrà servire in media un’area di circa 100 mila abitanti e dovrà comprendere:

  • almeno una Casa della Comunità hub, ogni 40.000-50.000 abitanti;
  • Case della Comunità spoke;
  • ambulatori di Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta;
  • almeno un Infermiere di Famiglia e Comunità ogni 3.000 abitanti;

  • almeno una Unità Speciale di Continuità Assistenziale (1 medico e 1 infermiere) ogni 100.000 abitanti;

  • una Centrale Operativa Territoriale ogni 100.000 abitanti o comunque a valenza distrettuale, qualora il distretto abbia un bacino di utenza maggiore;

  • almeno un Ospedale di Comunità dotato di 20 posti letto ogni 100.000 abitanti;
 

Che cosa è la Casa della Comunità?

La Casa della Comunità è una struttura sociosanitaria polivalente che garantisce funzioni di assistenza sanitaria primaria, prevenzione e promozione della salute. All’interno di queste strutture sono presenti equipe di medici di medicina generale, pediatri, medici specialisti, infermieri e altri professionisti della salute (tecnici di laboratorio, ostetriche, psicologi, ecc.) che operano in raccordo anche con la rete delle farmacie territoriali.

Le Case della Comunità costituiscono il punto di riferimento continuativo per la popolazione: qui è possibile trovare un Punto unico di accesso, accoglienza, informazione e orientamento del cittadino, che opera in stretto contatto con le Centrali operative territoriali (COT). In queste strutture è prevista la presenza di:

  • area prelievi e vaccinazioni;
  • cure primarie e continuità assistenziale;
  • area ambulatori specialistici;
  • area dei programmi di prevenzione e di promozione della salute;
  • attività consultoriali;
  • area dei servizi sociali del Comune. 

Cosa fanno le Case della Comunità?

Le CdC erogano servizi sanitari con l’obiettivo di rendere l’assistenza del SSN centrata sul paziente e non sulle singole prestazioni. La co-abitazione in un unico centro di un ampio ambito di operatori sanitari, sociali e amministrativi in organizzazioni di una certa dimensione ha lo scopo di:

  • minimizzare le sovrapposizioni amministrative;
  • migliorare la gestione dei servizi fuori orario;
  • migliorare l’assistenza domiciliare diretta e integrata per i pazienti non in grado di muoversi autonomamente;
  • facilitare la comunicazione e la collaborazione fra colleghi di varie professionalità, migliorando il lavoro di squadra e, in prospettiva, permettere di sfruttare al meglio gli strumenti tecnologici moderni di informazione e comunicazione come la telemedicina.

Cosa sono le case di comunità previste dal PNRR?

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), approvato nel 2021 dal governo italiano per rilanciare l'economia dopo la pandemia di Covid-19, ha come obiettivo di permettere lo sviluppo verde e digitale del Paese. Tra i vari finanziamenti, c’è anche quello destinato alla realizzazione di luoghi fisici di facile individuazione dove la comunità può accedere a cure in contatto diretto con il sistema di assistenza sanitaria, sociosanitaria e sociale.

Il target da raggiungere entro il 2026 è l’apertura di almeno 1.350 Case della Comunità rinnovate e tecnologicamente attrezzate. Le strutture utilizzate potranno essere sia nuove che già esistenti. Secondo il PNRR, la Casa della Comunità deve diventare lo strumento con cui saranno coordinati tutti i servizi sanitari offerti sul territorio, soprattutto ai malati cronici ed è prevista la presenza e l’integrazione con i servizi sociali e assistenziali rivolti prioritariamente alle persone anziani e fragili.

Il costo globale del finanziamento è di circa 2 miliardi di euro. A livello strutturale e tecnologico, ciascuna CdC costerà 1,6 mln di euro e sarà provvista di 10-15 sale di assistenza, un punto di prelievo, diversi servizi diagnostici come ad esempio ecografia, elettrocardiografia, radiologia, e un innovativo network informatico. Purtroppo, il vero collo di bottiglia è rappresentato dal personale medico-infermieristico, ad oggi carente.

Che differenza c’è tra le CdC hub e le CdC spoke?

Nel PNRR sono previste due tipologie di Casa della Comunità:
 
- le Case della Comunità hub rappresentano le vere strutture di riferimento, complete di tutte le dotazioni di servizio utili per la programmazione sanitaria e in cui la presenza medica è garantita h24 - 7 giorni su 7, anche attraverso l’integrazione della Continuità Assistenziale. La CdC hub garantisce l’erogazione di specifici servizi, anche mediante modalità di telemedicina, come ad esempio la presenza di equipe multiprofessionali, la presenza infermieristica 12 ore al giorno, 7 giorni su 7, un punto prelievi e tanto altro anche in termini di diagnostica e di profilassi vaccinale. Le CdC hub devono essere dotate di 7-11 Infermieri di Famiglia o Comunità.
 
- le Case della Comunità spoke, invece, garantiscono l’erogazione di servizi di cure primarie, se necessario ricorrendo anche al collegamento in rete degli studi dei medici di medicina generale, per garantire la presenza medica e infermieristica per almeno 12 ore, sei giorni su sette e la disponibilità di alcuni ambulatori specialistici. Queste CdC garantiscono l’erogazione di un minor numero di servizi rispetto agli hub, anche qui mediante modalità di telemedicina.

Quali sono gli altri servizi di un Distretto sanitario secondo il DM77?

All’interno del Distretto sanitario, oltre alle Case della Comunità hub e spoke sono presenti anche altri servizi coordinati dalle Centrali operative territoriali. E' stato creato un numero di assistenza territoriale europeo (116117) che i cittadini potranno chiamare per richiedere tutte le prestazioni sanitarie e sociosanitarie a bassa intensità assistenziale. Le Unità di continuità assistenziale continueranno ad essere attive anche dopo il periodo di prova durante la pandemia Covid-19.


I servizi gestiti e coordinati dal Distretto sono:

  • gli Ospedali di Comunità, caratterizzati da assistenza infermieristica importante soprattutto per quei pazienti in post ricovero ospedaliero o in tutti quei casi dove c’è bisogno di una particolare assistenza vicino al domicilio del paziente; una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, con la finalità di evitare ricoveri ospedalieri inutili o di favorire dimissioni protette in luoghi più idonei e più vicini al domicilio del paziente;
  • gli infermieri di famiglia, impiegati in molte delle nuove strutture definite dal decreto, con il compito di assicurare l’assistenza infermieristica. È un professionista con un forte orientamento alla gestione proattiva della salute. È coinvolto in attività di promozione, prevenzione e gestione dei processi di salute individuali, familiari e di comunità all’interno del sistema dell’assistenza sanitaria territoriale;
  • le farmacie di Comunità, convenzionate con il SSN, che assicurano quotidianamente prestazioni di servizi sanitari a presidio della salute della cittadinanza, come la distribuzione del farmaco, la possibilità per i pazienti cronici di usufruire di un servizio di accesso personalizzato ai farmaci, la farmacovigilanza e l’assegnazione delle nuove funzioni, tra le quali le vaccinazioni anti-Covid e antinfluenzali o l'esecuzione di test diagnostici a tutela della salute pubblica;
  • la rete delle cure palliative, costituita da servizi e strutture in grado di garantire la presa in carico globale dell’assistito e del suo nucleo familiare, in ambito ospedaliero, domiciliare e in hospice. I servizi della rete garantiscono cure e assistenza a favore di persone affette da patologie croniche, evolutive o a prognosi infausta per le quali le terapie sono inadeguate o inesistenti;
  • i Consultori Familiari, una struttura aziendale gratuita e a libero accesso, con lo scopo di fare prevenzione e promuovere salute. Inoltre, offrono consulenza alle donna, agli adolescenti e alla famiglia in senso ampio, in linea con le evoluzioni sociali correnti e al contesto comunitario di riferimento;
  • le attività di prevenzione, in collaborazione col Dipartimento di Prevenzione (DP), che ha il compito di salvaguardare la salute dell’uomo e dell’ambiente individuando possibili fonti di malattie di origine ambientale, umana e animale.



Telemedicina


In seguito al DM77, è stato deciso che il nuovo Distretto sanitario debba offrire assistenza anche mediante telemedicina, cioè una modalità di erogazione di servizi e prestazioni assistenziali sociosanitarie fornite a distanza. Questo approccio innovativo, già consolidato in diversi ambiti sanitari, si avvale di dispositivi digitali, internet, software e delle reti di telecomunicazione.


La telemedicina è utilizzata dal medico professionista per prescrivere farmaci o terapie o per seguire il paziente mediante servizi di consulenza. La telemedicina, poi, serve anche a dare supporto ad altri professionisti sanitari.

Raffaella Gatta - Content editor

In collaborazione con Alessandro Nobili - Dipartimento di Politiche per la Salute - e  Angelo Barbato - Centro Politiche regolatorie in Sanità

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