Sappiamo che l’esposizione a sostanze che vengono usate duranti i processi agricoli, come ad esempio i pesticidi, possono essere estremamente pericolose per la nostra salute. Nonostante l’attuale sistema agricolo e alimentare europeo presenti standard già piuttosto elevati in termini di sicurezza e qualità, l’ambizione di rendere i sistemi agroalimentari ancora più sostenibili ha portato alla nascita del Green Deal Europeo, una strategia che ha come obiettivo il raggiungimento di una neutralità climatica entro il 2050 - ‘Un pianeta sano, abitato da persone e società sane’.
Il Green Deal propone il passaggio a un sistema alimentare sostenibile, da un lato per procurare benefici all’ambiente e alla società, dall’altro per offrire vantaggi economici più equi. L’agricoltura è, dunque, fortemente coinvolta in questo progetto tanto da prevedere notevoli cambiamenti, come la riduzione del numero di fertilizzanti e l’aumento delle superfici coltivate ad agricoltura biologica. Queste variazioni si rifletteranno automaticamente sull’alimentazione, sulla dieta e, quindi, sulla salute dell’uomo.
I pesticidi, chiamati anche prodotti fitosanitari, sono prodotti utilizzati per distruggere organismi nocivi che possono compromettere il buono stato di salute di una pianta. Esistono diversi tipi di pesticidi: erbicidi (che agiscono sulle piante infestanti), fungicidi (che agiscono sui funghi parassiti), insetticidi (tossici per gli insetti) e i rodenticidi (dannosi per i roditori).
Le conseguenze sull’ambiente sono notevoli a causa della loro persistenza nei terreni e del loro accumulo nella catena alimentare, andando così a compromettere interamente l’equilibrio ecologico.
I pesticidi, infatti, influiscono su tutto l’ambiente ben oltre il bersaglio primario. Le piante, target dei trattamenti, assorbono solamente una determinata dose di prodotto.
La restante parte può rimanere come residuo nella pianta stessa o finire nel suolo, nell’acqua o nell’aria influendo sia sulla vita di altri organismi sia sulla qualità dei prodotti destinati all’alimentazione umana.
A livello microscopico, poi, i pesticidi possono influire sulla vita dei microrganismi presenti nel terreno, che invece oggi, grazie ai prodotti più innovativi, non vengono danneggiati, insieme anche alla fertilità del suolo.
Anche la componente abiotica, come l’aria, viene influenzata dall’uso di queste sostanze e l’impatto varia a seconda delle condizioni climatiche. Infatti, la presenza di precipitazioni altera la capacità di assorbimento da parte del terreno e favorisce il dilavamento, o in gergo tecnico run-off.
Come riportato da Lega Ambiente, il suolo impiega fino a mille anni per rigenerare la fertilità persa a causa dell’inquinamento. Secondo la Global Soil Partnership della FAO, il 33% del suolo terrestre è già degradato; la stessa FAO evidenzia come l’uso eccessivo di sostanze chimiche, come i pesticidi, mettano a rischio sempre di più la vitalità del suolo. Considerare l’applicazione di tecniche agricole sostenibili e ridurre l’impatto di determinati prodotti sulla salute umana e ambientale è, quindi, fondamentale. Per farlo è necessario ridurre l'impiego di fitofarmaci sulla coltivazione biologica ed effettuare trattamenti solo se strettamente necessari. Come risultato, i prodotti agricoli risulteranno più salubri per l’uomo.
Il Laboratorio di Chimica e Tossicologia dell’Ambiente, all'interno del Dipartimento di Ambiente e Salute, è coinvolto in diversi progetti che mirano a valutare la sicurezza di prodotti chimici utilizzati in agricoltura.
Il glifosato è l'erbicida, o plant protection product (PPP), più utilizzato in tutto il mondo dagli anni '70, grazie alla sua efficacia e alla sua bassa tossicità rispetto agli altri pesticidi agricoli.
Oggi questo prodotto è al centro di un dibattito che vede coinvolte agenzie regolatorie e organi consultivi, come l'ECHA - European Chemical Agency - ed EFSA - European Food Safety Authority, industrie e associazioni di settore. In discussione c’è la sua reale sicurezza, dal momento che studi di laboratorio hanno dimostrato una sua potenziale cancerogenicità. Sono tanti gli agricoltori in attesa di capire se potranno ancora far uso del glifosato o se dovranno optare per soluzioni più green, rendendo i loro raccolti più sicuri per l’uomo e per il nostro pianeta.
Il Laboratorio di Chimica e Tossicologia dell’Ambiente, insieme a IIPH – Italian Institute for Planetary Health - e COOP, sta analizzando l’andamento delle valutazioni regolatorie di EFSA e ECHA, che dovrebbero fornire un quadro più limpido della situazione. Il controllo, in realtà, non riguarda solo il glifosato, ma anche tutti gli altri pesticidi che possono provocare enormi danni anche ai bambini, come sottolineato in un rapporto Unicef del 2018. Lo scopo, dunque, è quello di incrementate le procedure di controllo su questi prodotti per accertare i reali livelli di residui di pesticidi negli alimenti.
Il Laboratorio di Chimica e Tossicologia dell’Ambiente, insieme ad IIPH, è coinvolto anche nel progetto sulla sicurezza dei nutraceutici, che ha come obiettivo la valutazione dell’impiego di sostanze di origine botanica nella produzione di questi alimenti funzionali in grado di fornire la quantità richiesta di nutrienti essenziali (come vitamine, grassi e minerali). Ciò significa che è necessario valutare lo stato di salute dei terreni dove queste preziose risorse vegetali nascono, crescono e producono le sostanze bioattive utili per la nostra salute. È di fondamentale importanza evitare che impurezze derivanti dai pesticidi utilizzati nei terreni circostanti vengano assorbiti dal suolo. La presenza di contaminanti diventa, quindi, un tema da considerare anche nel settore degli integratori alimentari, prescritti dal proprio medico in alcuni casi per conferire benefici per la salute.
I ricercatori del Laboratorio di Chimica e Tossicologia dell’Ambiente stanno portando avanti anche il progetto FANGHI (Forme AvaNzate di Gestione dei fanghi di depurazione in un Hub Innovativo lombardo).
L’obiettivo è quello di sperimentare nuove tecnologie di trattamento dei fanghi di depurazione anche con lo scopo di utilizzarli come fertilizzanti naturali in agricoltura. Dai fanghi, infatti, si potrebbero ricavare vantaggi in termini di sostenibilità sanitaria, ambientale, energetica ed economica.
Il Progetto FANGHI rappresenta dunque un progetto che supporta un’agricoltura, e di conseguenza, un’alimentazione più sostenibile. Attraverso l’utilizzo di sofisticati modelli informatici si cercherà di valutare il destino ambientale di alcuni contaminanti chimici, tra cui ritroviamo anche alcuni pesticidi. La misurazione della quantità di contaminante ingerita dall’uomo permetterà di stimare e caratterizzare, quindi, il rischio per il consumatore finale.
Gianluca Selvestrel - Laboratorio Chimica e Tossicologia dell’Ambiente - Dipartimento di Ambiente e Salute
Editing Raffaella Gatta - Content manager