Data prima pubblicazione
24/1/2022
June 28, 2021

Sindrome Long Covid: quanto dura e quali sono i disturbi più comuni?

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Il presente articolo fa riferimento alle conoscenze e ai dati epidemiologici disponibili a Gennaio 2022.

Nel corso degli ultimi mesi sono stati tanti i casi di persone che, dopo essere guarite dal Covid-19, hanno affermato di continuare ad avere problemi di salute di vario genere, anche a distanza di tempo. Veri e propri strascichi del Covid difficili da mandare via. La maggior parte delle persone che hanno contratto il Covid-19 riesce a recuperare completamente entro due mesi. Alcuni, invece, continuano a presentare disturbi e manifestazioni cliniche per più tempo. Questi strascichi a volte sono così severi da impedire alla persona che ne soffre di ritornare a condurre una vita normale. Tale condizione, per gli inglesi Long Covid e per noi Sindrome Post Covid-19, indica l'insieme dei disturbi e delle manifestazioni cliniche che persistono dopo l'infezione, rappresentando una specie di continuazione della malattia. Un vero problema che può portare a conseguenze sanitarie anche piuttosto pesanti.

Che cosa è la sindrome Long Covid?

Il Long Covid è una sindrome post-virale che può debilitare una persona sotto molti aspetti anche per parecchie settimane dopo la negativizzazione, e cioè dopo la guarigione e la conseguente eliminazione del virus dall’organismo.

La durata della persistenza dei sintomi non sembra essere collegata all’intensità degli stessi durante la malattia: può succedere, infatti, che anche le persone che hanno avuto una forma lieve di Covid-19 sviluppino problemi a lungo termine.

La letteratura scientifica attuale preferisce fare una distinzione a proposito della sindrome che si presenta in seguito a malattia acuta:

  • se i sintomi si presentano tra la quarta e la dodicesima settimana dalla malattia acuta, si parla di Covid-19 sintomatico subacuto;
  • se i sintomi si presentano anche dopo la dodicesima settimana dalla malattia acuta, si parla di Covid-19 cronico o Sindrome post-Covid-19  o più semplicemente di Long Covid.

È molto importante individuare tempestivamente eventuali effetti a lungo termine: i medici di medicina generale devono monitorare attentamente i pazienti che hanno avuto il Covid-19 per verificare sintomi e disturbi permanenti anche dopo la guarigione dall'infezione, anche se il virus non è più presente nell'organismo.

Quali sono i disturbi più comuni del Long Covid? E quanto durano?

I disturbi caratteristici del Long Covid possono essere causati da diversi meccanismi:

  • un danno diretto agli organi del corpo provocato dal virus o dalla malattia;
  • effetti e compromissione del sistema nervoso;
  • risposta anomala del sistema immunitario che, nel tentativo di eliminare il virus, innesca una specie di autoimmunità per cui aggredisce “per sbaglio” anche organi e tessuti del proprio corpo, danneggiandoli.

Mentre ad agosto del 2020 solo circa il 10% dei pazienti guariti dal Covid-19 era affetto da Long Covid, stime più recenti mostrano che la percentuale di persone guarite dall’infezione da SARS-CoV-2 che necessita di assistenza sanitaria anche a distanza di settimane o mesi dalla negatività al test si aggirerebbe intorno al 50% (quindi una persona su due fa esperienza di questa patologia).

Riguardo alla durata dei sintomi, uno studio pubblicato su Nature Medicine ha analizzato più di 4.000 pazienti guariti dall’infezione da SARS-CoV-2, ottenendo che:

  • il 13% delle persone coinvolte nello studio presentava i sintomi del long Covid per più di 28 giorni;
  • il 5% per più di 8 settimane;
  • il 2% per più di 12 settimane;

Quali sono i sintomi del Long Covid?

I sintomi del Long Covid possono interessare diversi organi. Non è ancora chiaro se sono causati direttamente dal virus o se sono provocati dallo stress o dal trauma dell'infezione.

Il sintomo sicuramente più diffuso è la stanchezza, seguito dalla perdita del gusto e dell’olfatto. Un altro sintomo riportato molto frequentemente è la “nebbia mentale”, condizione caratterizzata da problemi di memoria e di concentrazione in aggiunta alla costante sensazione di stanchezza. Dal punto di vista scientifico questa condizione è nota come “encefalomielite mialgica” o “sindrome da stanchezza cronica”, che in molti casi si manifesta proprio in seguito a un’infezione. I meccanismi alla base dello sviluppo di questa condizione, però, non sono ancora del tutto chiari.

Difficoltà ancora maggiori sono poi riscontrate da chi deve imparare a gestire malattie croniche preesistenti con tutti gli altri sintomi del Long Covid

  • vertigini
  • mal di testa
  • difficoltà nel sonno
  • respiro corto
  • palpitazioni e battito irregolare
  • sintomi neurologici come ansia o stress
  • disturbi gastrointestinali
  • iper-sudorazione
  • eritemi cutanei
  • perdita di capelli
  • debolezza delle unghie
  • dolori muscolari
  • problemi renali.

Come si diagnostica e come si curano gli effetti post Covid?

Se trascorsi due mesi dalla negativizzazione alcuni sintomi persistono ancora, è meglio rivolgersi al proprio medico curante perché potrebbe trattarsi di Long Covid. A quel punto saranno prescritti esami specifici per controllare lo stato psicologico e il funzionamento di diversi organi, come il cuore o i polmoni.​

Ad oggi, purtroppo non esistono terapie specifiche per curare i disturbi legati al Long Covid. Si è costretti a convivere con i sintomi fino alla loro regressione e cercare per quanto possibile di alleviarli, risalendo alle cause e trovando soluzioni personalizzate per ogni paziente.

Le terapie possono prevedere:

  • esercizi di riabilitazione fisica;
  • diete alimentari per riprendere peso o massa muscolare o, al contrario, per perdere peso;
  • supporto psicologico per coloro che presentano stress post-traumatico (Post Traumatic Stress Disorder, PTSD).

Quali sono i fattori di rischio che predispongono al Long Covid?

Gli effetti a lungo termine dell’infezione causata dal nuovo coronavirus possono manifestarsi in tutte le persone che lo hanno contratto, indipendentemente dall’età e dalla gravità della malattia.

Il Long Covid colpisce uomini e donne di ogni età, ma sono soprattutto le donne tra i 40 e 60 anni a soffrirne. Si è osservato anche qualche caso in età pediatrica ma, per il momento, non sembrano esserci differenze tra bambini e bambine. Quindi si pensa che gli ormoni sessuali, poco rilevanti in età pediatrica, abbiano un ruolo importante nella manifestazione della malattia.

Oltre all'essere donne, anche l'età avanzata e il sovrappeso potrebbero essere fattori di rischio per lo sviluppo del Long Covid.

Come aiutare chi soffre di Long Covid?

L'assistenza ai pazienti affetti da Covid-19 non deve concludersi al momento della dimissione dall’ospedale: è necessario che queste persone vengano seguite anche dopo il rientro a casa. A questo scopo il medico di famiglia può consigliare l’inserimento in uno dei tanti studi clinici disponibili per la ricerca sul Long Covid.

Una stretta cooperazione interdisciplinare è necessaria per l'assistenza completa di questi pazienti in ambulatorio: specialisti provenienti da più discipline offrono la loro assistenza a chi ancora soffre a causa dell’infezione da SARS-CoV-2.

La priorità delle cure di follow-up deve essere data a:

  • persone ad alto rischio di disturbi da Covid-19 subacuto;
  • persone che hanno avuto una forma grave di malattia;
  • persone che hanno dovuto avvalersi di terapia intensiva;
  • soggetti fragili, come per esempio gli anziani, o quelli affetti da multimorbidità;
  • persone che hanno subito un trapianto o pazienti oncologici;
  • persone con il più alto carico di sintomi persistenti.

La vaccinazione aiuta a curare i sintomi del Long Covid?


In Italia anche le persone con pregressa infezione da SARS-CoV-2 possono sottoporsi alla vaccinazione, secondo quanto stabilito nella Circolare del Ministero della Salute di marzo 2021: “la somministrazione di un’unica dose di vaccino anti-Covid in quelli che hanno manifestato infezione sia in maniera sintomatica che asintomatica deve essere eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa”.

Un lavoro pubblicato su Nature a novembre 2021 afferma che il Long Covid potrebbe essere causato da particelle virali che si nascondono in diversi tessuti, e che continuano a causare danni. Oppure potrebbe essere causato da una forte risposta immunitaria che si innesca dopo l'infezione iniziale, generando anticorpi e altre reazioni immunologiche contro i tessuti del corpo. Questa sarebbe la spiegazione del protrarsi di complicazioni anche dopo che l'infezione è stata eliminata.

La vaccinazione potrebbe ridurre la probabilità di questi scenari. Questo emerge da un lavoro di un gruppo inglese nel quale si afferma che un ciclo vaccinale completo (due dosi) riduce il rischio di Long Covid tra coloro che hanno avuto una sintomatologia importante. Tuttavia sono necessarie ulteriori evidenze scientifiche a supporto di questi dati.

Raffaella Gatta - Content Manager

In collaborazione con Alessandro Nobili - Laboratorio di Valutazione della Qualità delle Cure e dei Srrvizi per l'Anziano - Dipartimento di Neuroscienze

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