Tra le varie sostanze naturali, considerate benefiche per la nostra salute, ritroviamo la curcuma, un tubero di origine asiatica, coltivata soprattutto in India e nell’isola di Giava. Si dice che questa sostanza e i suoi derivati proteggano l’organismo dall'infiammazione neutralizzando le molecole che causano danni al DNA. Sarà tutto vero?
L’Istituto Mario Negri da sempre si impegna in una divulgazione scientifica rigorosa anche sul tema delle sostanze naturali e dei loro potenziali vantaggi. Lo studio qui proprosto ha come obiettivo quello di analizzare i presunti benefici della curcumina per valutare se le sue proprietà antinfiammatorie siano fondate.
I benefici che la salute sembrerebbe ricevere dall'assunzione di curcumina sono molteplici:
L’artrosi è una patologia cronica e progressiva che colpisce le articolazioni, coinvolgendo soprattutto la colonna lombare (33%), cervicale (30%), le ginocchia (27%) e le anche (25%). La popolazione più colpita è quella anziana e si stima che circa un terzo degli ultrasessantacinquenni ne sia affetto. L’insorgenza della malattia è correlata al persistere di un processo infiammatorio alle articolazioni da cui derivano anche tutti i sintomi, rappresentati soprattutto da dolore e riduzione/perdita della funzionalità motoria e dell’autonomia.
Il trattamento farmacologico tradizionale dell’artrosi è basato sui farmaci antinfiammatori e analgesici. A causa del loro uso prolungato però, queste sostanze possono avere gravi effetti collaterali, limitandone o controindicandone l’uso. Il paracetamolo, con un profilo meno tossico ma la cui efficacia analgesica è più limitata, può essere usato in alternativa.
Un indirizzo terapeutico alternativo può essere l’uso di sostanze che prevengono e limitano il processo infiammatorio che causa la malattia e i suoi sintomi. Tali proprietà sono spesso presenti in prodotti di origine naturale, come integratori nutrizionali. Tra le varie sostanze la curcuma e i suoi derivati, in particolare la curcumina, sembrerebbero efficaci nel controllare sia il dolore sia la ridotta funzionalità.
La curcumina, infatti, possiede potenzialmente elevate proprietà antinfiammatorie e una spiccata azione antiossidante.
Una meta-analisi ha riportato una diminuzione del dolore in persone che assumono curcuma, permettendo a volte di ridurre la quantità di antinfiammatori assunti.
L’ indirizzo terapeutico, quindi, si potrebbe spostare dal trattamento continuo dell’infiammazione in atto, che causa la malattia e i suoi sintomi, alla prevenzione del processo infiammatorio. Cioè, dal trattamento dell’effetto a quello della causa.
La curcumina attualmente è riconosciuta in Italia come integratore alimentare tanto da essere immessa in commercio.
Per migliorare la sua biodisponibilità, ovvero la quantità con cui la sostanza raggiunge la circolazione sanguigna diventando così molto "disponibile" per l'organismo, sono state applicate alcune tecniche farmacologiche. E' infatti stato dimostrato che legando la curcumina con il fitosoma, cioè una molecola in grado di aumentare la capacità di superare la barriera intestinale, la curcumina è più facilmente assorbita e quindi in grado di svolgere le sue azioni biologiche.
Ad oggi sono stati condotti più di 30 studi nell'uomo che hanno coinvolto più di 2000 persone trattate con curcumina e fitosoma. L'effetto è stato dimostrato in diverse aree di interesse clinico.
Negli anziani, ad esempio, la combinazione tra uno stile di vita appropriato e un'integrazione nella dieta con curcumina potrebbe migliorare le loro prestazioni fisiche e la loro forza prevenendo così l'insorgenza di perdita di massa muscolare e massa ossea (sarcopenia e osteopenia, rispettivamente).
In ambito oculistico, un'integrazione con curcumina potrebbe migliorare la vista e potrebbe ridurre gli eventuali problemi agli occhi causati dal diabete.
In ambito cardiovascolare, l'aggiunta di curcumina alla terapia potrebbe aiutare a diminuire ulteriormente i livelli di colesterolo nel sangue e il rischio di complicanze vascolari.
Infine, in ambito dermatologico, la curcumina migliorerebbe il decorso del trattamento per la psoriasi vulgaris.
Anche in ambito gastrointestinale, l'integrazione con curcumina nella dieta darebbe i suoi frutti migliorando la funzionalità di stomaco e intestino e, quindi, favorendo la digestione.
Un recente studio pubblicato sul British Medical Journal ha dimostrato che un trattamento a base di curcuma (in formulazioni e dosaggio ben definito: 2 cps/die da 250 mg) hanno effetti simili a quelli dell'omeprazolo - un farmaco gastroprotettore inibitore di pompa protonica comunemente utilizzato per trattare sindromi e malattie con iperacidità di stomaco - sui sintomi della dispepsia, disturbo funzionale della digestione. La curcumina sembra cioè modulare positivamente la segnalazione di un particolare recettore implicato nella trasmissione del dolore viscerale, contribuendo così a ridurre la sensibilità.
Esistono tuttavia preoccupazioni riguardo i possibili effetti collaterali della curcumina a carico del distretto epato-biliare ma anche possibili interazioni con altri farmaci.
Ragion per cui in questo caso, così come in tutti gli utilizzi della curcumina a fini "terapeutici" è fondamentale evitare il fai da te e affidarsi al parere di uno specialista.
Oscar Corli - Unità di Ricerca nel Dolore e Cure Palliative - Laboratorio Metodologia per la Ricerca Clinica - Dipartimento di Oncologia
Raffaella Gatta - Editing (pubblicazione 2023)
Ufficio Comunicazione - Editing (pubblicazione aggiornamento 2024)