L’arresto cardiaco è un’interruzione dell’attività cardiaca e respiratoria, che causa la perdita di coscienza.
Il cuore si ferma e smette di pompare sangue in tutto il corpo. Questa situazione non permette l’arrivo di sangue ossigenato al cervello che, in poco tempo, può subire danni seri e anche irreversibili, arrivando addirittura al decesso.
Quando una persona ha un arresto cardiaco perde conoscenza e non respira.
L’interruzione dell’attività cardiaca è determinata da alterazioni dell’attività elettrica del cuore, cioè aritmie, che ne impediscono la contrazione efficace.
L’arresto cardiaco può essere causato da:
Per prevenire l'arresto cardiaco, è importante valutare la funzione cardiovascolare attraverso:
Inoltre, per prevenire il rischio di arresto cardiaco e altri problemi legati al cuore è importante mangiare sano, non fumare, ridurre lo stress, praticare attività fisica cerncando di tenere sotto controllo il proprio peso.
È importante precisare che l’arresto cardiaco e l’infarto sono due cose diverse, nonostante spesso vengano confuse. Se con il termine “arresto cardiaco” si intende l’improvvisa e completa interruzione dell’attività di tutto il cuore e la conseguente interruzione di circolo in tutto l’organismo, con il termine “infarto” si fa riferimento al danno provocato solo ad una porzione del cuore a causa dell’occlusione di un’arteria che porta il sangue al tessuto muscolare cardiaco (arteria coronaria). Questa occlusione causa l’interruzione del flusso sanguigno e dell’apporto di ossigeno provocando la disfunzione o la morte di una parte del tessuto cardiaco. La persona colpita da infarto è di solito cosciente e avverte sintomi tipici.
L’infarto può però diventare causa di arresto cardiaco. Circa il 70% degli arresti cardiaci, infatti, presenta un infarto del miocardio sottostante.
L’arresto cardiaco rappresenta la terza causa di morte nei paesi industrializzati. È comunque un problema di salute mondiale, quindi sicuramente sottostimato.
In Europa, ogni anno muoiono oltre 400.000 persone a causa di questo evento – lo stesso vale negli Stati Uniti e per molte altre parti del mondo. In Italia ogni anno sono 60.000 le persone colpite da arresto cardiaco.
Il primo fattore di rischio che predispone all’arresto cardiaco è sicuramente l’età. Questo fenomeno generalmente colpisce di più gli uomini rispetto alle donne, anche se sopra i 50 anni si raggiunge la parità. L’età critica è dai 45 anni in su.
Altri fattori di rischio che predispongono all’arresto cardiaco sono:
Vi possono essere anche dei fattori scatenanti, come sforzi intensi, forti emozioni o stress.
L’arresto cardiaco è un evento che avviene in maniera improvvisa ed inattesa, con o senza segni premonitori. Può manifestarsi, infatti, in totale assenza di sintomi o essere preceduto dai sintomi tipici dell’infarto, se questo ne costituisce la causa. Esempi di sintomi sono:
Esistono solo due tipi di intervento che si sono dimostrati efficaci nel migliorare inequivocabilmente la sopravvivenza del paziente colpito da arresto cardiaco: le manovre di supporto vitale di base (Basic Life Support) e la defibrillazione precoce nei soggetti per i quali è indicata.
Il successo della guaribilità di un arresto cardiaco si basa sulla identificazione rapida dell’assenza di polso e nell’intraprendere rapidamente le manovre di rianimazione cardiopolmonare, necessarie per sostituire la funzione cardiaca e respiratoria. Tutto ciò allo scopo di ritardare i danni cerebrali che possono sopraggiungere nel giro di minuti: dopo 4 minuti iniziano i danni cerebrali, dopo 10 minuti le lesioni diventano irreversibili.
Nonostante gli sforzi fatti negli ultimi decenni, volti a migliorare la qualità delle manovre di rianimazione, oggi meno del 10% dei pazienti colpiti da un arresto cardiaco sopravvive all’evento in buone condizioni di salute.
Uno dei problemi maggiori nella gestione di questi pazienti è l’elevata mortalità intraospedaliera in seguito al successo della rianimazione, a causa della sindrome post-arresto cardiaco, caratterizzata da disfunzioni a carico del cuore e del cervello. Questa sindrome si presenta nel 70% dei pazienti che sopravvive all’arresto cardiaco. Inoltre, tra i pazienti che riescono ad essere dimessi dall’ospedale, la maggior parte presenta dei danni neurologici, che si manifestano con alterazioni cognitive di vario grado, da deficit di memoria fino a condizioni di stato vegetativo permanente e morte cerebrale.
L’attività di ricerca del Dipartimento di Danno Cerebrale e Cardiovascolare Acuto nell’ambito dell’arresto cardiaco e della rianimazione cardiopolmonare ha lo scopo di valutare nuove strategie terapeutiche per ridurre il danno a carico del cuore e del cervello dopo l'avvenimento di questo problema. Di particolare rilievo, tra le strategie proposte, è l’impiego di un gas nobile, l’argon, nel trattamento della disfunzione neurologica che si verifica dopo rianimazione. L’Argon è in grado di proteggere i neuroni quando il cuore si ferma: somministrato per via respiratoria dopo un arresto cardiaco è in grado di preservare il più possibile il cervello dei pazienti, limitando i danni ai neuroni e migliorando le funzioni cognitive. Dopo una lunga serie di studi in laboratorio che ne hanno dimostrato l’efficacia, è appena cominciata la prima sperimentazione sull’uomo con un trial di fase 1-2 volto a validarne gli effetti clinici. Lo studio è stato esteso ad altri 3 ospedali: Monza, Ancona e Roma, diventando così uno studio multicentrico. Infine, sono in corso altre sperimentazioni per testare la neuroprotezione fornita da altri gas con proprietà biologiche, come l’idrogeno, in aggiunta all’argon.
I ricercatori del Laboratorio di Fisiopatologia Cardiopolmonare, inoltre, si occupano di approfondire i meccanismi molecolari alla base del danno cardiaco e cerebrale che si verifica dopo l’arresto e di sviluppare nuovi protocolli di defibrillazione che ne migliorino l’esito.
Francesca Fumagalli - Unità di Ricerca Preclinica Cardiovascolare - Laboratorio di Fisiopatologia Cardiopolmonare - Dipartimento di Danno Cerebrale e Cardiovascolare Acuto
Giuseppe Ristagno - Laboratorio di Fisiopatologia Cardiopolmonare - Dipartimento di Danno Cerebrale e Cardiovascolare Acuto
Editing Raffaella Gatta - Content Manager