Lo Shimadzu Global Innovation Summit è un importante appuntamento organizzato da 3 anni a Kyoto dalla Shimadzu Corporation, una company impegnata nello sviluppo di strumenti e tecnologie d’avanguardia nei settori della salute umana, della sicurezza alimentare e della conservazione ambientale. “Il summit - racconta la Dr.ssa Silvia Giordano, classe 1987 - è rivolto soprattutto a giovani ricercatori, ed è organizzato proprio allo scopo di facilitare l’incontro tra di loro, cercando di stimolare nuovi progetti, idee e collaborazioni per intraprendere percorsi di ricerca originali e innovativi”.
L’Excellent Poster Award è certamente un bel riconoscimento. Per che cosa si distingue chi lo riceve?
“L’Excellent Poster Award è un premio che viene conferito alla miglior ricerca, nata dalla sinergia tra industria e ricerca accademica” afferma Silvia. “Vincere questo premio mi ha dato l’opportunità di conferire davanti ad una platea internazionale, facendo conoscere la mia ricerca e riscuotendo molto interesse, vantaggioso per riuscire a portare avanti questo progetto. Sono due volte orgogliosa, perché attraverso la mia ricerca ho potuto anche raccontare dell’Istituto Mario Negri in Giappone e della ricerca d’eccellenza che porta avanti”.
Qual è l’argomento trattato nel tuo poster e, quindi, la tua linea di ricerca?
“Cuore del progetto è l’identificazione di tumori attraverso l’uso della spettrometria di massa. In collaborazione con la Shimadzu Corporation, stiamo sviluppando uno strumento che possa permettere in futuro di ottenere una diagnosi rapida, andando a identificare un tumore direttamente in sala operatoria ed eliminando i tempi di attesa dovuti all’analisi anatomopatologica. L’obiettivo è di trasferire l’utilizzo di questo strumento nella pratica clinica. In particolare, stiamo studiando l’applicazione dello strumento nell’identificazione di tumori primari del fegato. Il poster, infatti, spiega come identificare e distinguere i tessuti tumorali (colangiocarcinomi) rispetto a quelli sani". "L’innovazione dello strumento- continua Silvia- è rappresentata dalla combinazione tra un approccio di Intelligenza Artificiale e la spettrometria di massa. In sostanza, viene analizzato un gran numero di campioni, insegnando contestualmente allo strumento a riconoscerli, sulla base della prima diagnosi fatta dall’anatomopatologo. L’obiettivo finale è riuscire ad ottenere risultati più oggettivi e veloci, riducendo i tempi di attesa durante gli interventi chirurgici, e rendendo la classificazione più precisa e sicura. In futuro c’è l’intenzione di utilizzare questo strumento anche per l’identificazione di altri tipi di tumore”.
Hai parlato di spettrometria di massa, di cosa si tratta?
“E’ una tecnica analitica molto potente perché permette di misurare e identificare la presenza di determinate molecole all’interno di campioni biologici, ambientali, alimentari, o, come nel mio caso, in campioni derivanti da tessuti tumorali, con grandissima sensibilità e accuratezza”.
Cosa ti ha spinto a scegliere di fare ricerca e cosa ti ha portato all’Istituto Mario Negri?
“Già durante il liceo preferivo le materie scientifiche. In particolare la biologia. Da qui, la decisione di iscrivermi all’Università al corso di Biotecnologie. Poi è arrivato il momento di scegliere dove svolgere il tirocinio di tesi. In questa scelta sono stati importanti i consigli di mia sorella, che si occupava di statistica e che aveva lavorato all’IMN- racconta Silvia- Così ho deciso di fare la tesi qui, nel Dipartimento di Oncologia, nell’Unità di Farmacologia Clinica Antitumorale. L’argomento della mia tesi era lo studio della distribuzione bidimensionale di farmaci antitumorali attraverso la spettrometria di massa, per capire se tutte le cellule vengono raggiunte dal chemioterapico e capire i meccanismi di “pseudo-resistenza” al trattamento. Una volta laureata, ho deciso poi di continuare qui il mio percorso di studi, seguendo prima il corso di Specialista in Ricerca Biomedica e poi la Scuola Avanzata diFarmacologia Applicata (SAFA), nel laboratorio di Spettrometria di Massa del Dr. Enrico Davoli”.
Che cosa continua ad appassionarti a questo lavoro ogni giorno?
“Oggi, sicuramente l’essere coinvolta nello sviluppo di questo strumento, potenzialmente davvero utile nella lotta ai tumori. Prendere parte a progetti di questo calibro ci rende consapevoli di quanto nel nostro piccolo possiamo davvero “fare del bene” a chi soffre. Questo tipo di lavoro, per quanto sia difficile, è una continua fonte di stimoli e sfide, mai banale e ripetitivo” sostiene Silvia.
Che cosa rappresenta per te lavorare all’IMN?
“L’Istituto Mario Negri è un ambiente di lavoro giovane e molto stimolante. Alla base del nostro lavoro c’è molta collaborazione e confronto tra colleghi. Lavorare qui mi ha, inoltre, permesso in più occasioni di partecipare a congressi con ricercatori di altri paesi, ampliando le mie conoscenze scientifiche e personali, e ricevendo parecchi consigli e idee per i miei progetti attuali e futuri”.
Raffaella Gatta in collaborazione con Silvia Giordano - Laboratorio di Spettrometria di Massa