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La sindrome di Rett è una malattia genetica rara che interessa lo sviluppo neurologico. I suoi primi segni si possono manifestare dopo i 6 mesi d’età, soprattutto nelle bambine, nelle prime fasi di crescita e di sviluppo. Man mano che la malattia progredisce iniziano a presentarsi problemi con i movimenti e la coordinazione, tanto influenzare anche la capacità di camminare o muovere le mani, problemi con la comunicazione. Le bambine affette da questa patologia, infatti, vengono chiamate "bambine dagli occhi belli", data la loro spiccata capacità di comunicare con lo sguardo.
L’incidenza della Sindrome di Rett è pari a 1 caso ogni 10.000 nati e rappresenta la seconda causa di ritardo cognitivo nel genere femminile. Spesso capita che venga confusa con l’autismo o con un generico ritardo dello sviluppo.
La sindrome di Rett è causata da una mutazione all’interno della sequenza di un gene sul cromosoma X (Xq28), chiamato Metil CpG binding protein 2 - MECP2. Il prodotto di questo gene è una proteina che si lega al DNA, importante per lo sviluppo cerebrale: essa, infatti, è responsabile dell’aumento o dello spegnimento di altri geni, a loro volta responsabili della produzione di altre proteine. I portatori di questa mutazione producono dunque una proteina difettosa che determina, a cascata, un’espressione anomala di altri geni.
La singola mutazione nel gene MECP2 è la causa più diffusa della Sindrome di Rett ma non è l’unica. La patologia può essere provocata anche da delezioni parziali del gene, da mutazioni in altri geni come ad esempio CDKL5 e FOXG1, oppure da mutazioni in altri geni non ancora identificati.
La mutazione nel gene MECP2 fortunatamente è ereditaria solo in pochi casi. La malattia spesso nasce da un evento mutazionale spontaneo e dovuto al caso.
I bambini affetti dalla sindrome di Rett generalmente iniziano a mostrare i primi segni della malattia dopo i 6 mesi, manifestando veri e propri cambiamenti intorno ai 12-18 mesi di età.
In ogni caso, l'età d'esordio, il decorso clinico e la gravità dei sintomi sono diversi da bambino a bambino.
I pazienti maschi sono a rischio di sviluppare una malattia più severa, in quanto portatori di un solo cromosoma sessuale X. In queste condizioni, nella maggior parte dei casi la morte sopraggiunge ancor prima della nascita o nel primo periodo dell'infanzia.
I sintomi dalla sindrome di Rett sono:
Tutti questi sintomi sono generalmente caratteristici di quattro diversi stadi:
La Sindrome di Rett viene diagnosticata sia attraverso valutazioni dello stato fisico e neurologico del bambino sia attraverso test genetici volti a cercare eventuali mutazioni.
Le prime sono valutazioni fatte dal medico e comprendono esame della crescita del bambino e del suo sviluppo e indagini sulla sua storia medica e familiare. Inoltre, al fine di arrivare ad una diagnosi unica e certa, si esegue anche una diagnosi differenziale, cioè si effettuano test capaci di verificare altre eventuali condizioni che possono causare sintomi in comune con altre malattie, come ad altri disordini genetici, autismo, problemi di vista o udito, epilessia o danni cerebrali prenatali.
Il test del DNA, invece, servirà a confermare la malattia.
Oggi purtroppo non esiste una vera e propria cura per la Sindrome di Rett, ma solo trattamenti che servono a gestire meglio i sintomi. Le figure di riferimento sono specialisti multidisciplinari, dal pediatra, al neurologo infantile fino al fisioterapista.
Si cerca di intervenire sul miglioramento dei movimenti e della comunicazione, attraverso un costante supporto medico, un esercizio psicomotorio e attraverso sedute di logopedia.
Si interviene farmacologicamente, invece, per cercare di controllare altri sintomi, come gli attacchi epilettici e la rigidità muscolare. Talvolta è necessario supportare il paziente anche dal punto di vista nutrizionale.
La prognosi dei pazienti affetti da sindrome di Rett è molto variabile. In generale, grazie al supporto di una squadra medica completa, i bambini sopravvivono fino alla piena età adulta. La gestione dei vari sintomi, come ad esempio un controllo efficace delle crisi convulsive, il mantenimento dell’abilità deambulatoria e una giusta nutrizione, migliora sensibilmente l’aspettativa e la qualità di vita delle persone con questa patologia.
Tra le associazioni che supportano i bambini affetti dalla Sindrome di Rett e i loro care-giver ritroviamo:
Dal momento che mancano ad oggi cure efficaci di rallentare o di arrestare il decorso di questa malattia, il Laboratorio di Biologia delle Malattie Neurodegenerative sta studiando nuove strategie terapeutiche per cercare di bloccare la progressione della patologia e per carcare di migliorare la qualità e l’aspettativa di vita delle pazienti e delle loro famiglie. I ricercatori si stanno occupando di individuare farmaci in grado di contrastare la neurodegenerazione e la disfunzione sinaptica. Infatti, il cervello delle persone affette da Sindrome di Rett è caratterizzato da un minor peso, da uno scorretto funzionamento delle sinapsi, responsabili dei punti di contatto e di scambio di informazioni tra i neuroni, e da uno squilibrio del numero di neuroni eccitatori e neuroni inibitori.
Inoltre, utilizzando modelli preclinici che mimano la Sindrome di Rett in laboratorio, i ricercatori hanno scoperto che attraverso l’inibizione di JNK, una proteina coinvolta nella risposta agli stress, nella disfunzione sinaptica e nella morte neuronale di diverse malattie del sistema nervoso, è possibile promuovere la neuroprotezione.
L’inibizione di JNK è ottenuta tramite un piccolo composto chimico, chiamato peptide D-JNKI1. La sua somministrazione nei modelli di malattia, ottenuti da cellule di pazienti, produce un netto miglioramento delle capacità motorie e cognitive e previene la morte neuronale indotta, dimostrando per la prima volta nell’uomo il ruolo chiave di JNK nella patogenesi della sindrome di Rett.
Questi risultati indicano come l’inibizione di JNK può rappresentare una strategia terapeutica in grado di migliorare la sintomatologia non solo della sindrome di Rett ma anche di altre patologie, come le malattie neurodegenerative, caratterizzate da disfunzione delle sinapsi.
Poi, l'utilizzo di farmaci già approvati per nuove indicazioni terapeutiche (drug repurposing) è la strategia che sta impegnando da alcuni anni il Laboratorio di Neurochimica e Comportamento nello sviluppo di nuove terapie per la sindrome di Rett. Il vantaggio di questa strategia è che si conoscono già profilo di sicurezza e tollerabilità dei farmaci così come i percorsi e le trasformazioni che subiscono quando somministrati ai pazienti, avendo poi a disposizione casistiche molto ampie relative al loro impiego. Inoltre, l'approvazione della nuova indicazione terapeutica richiede costi più bassi rispetto allo sviluppo di una molecola nuova. Dunque, utilizzando un modello sperimentale, i ricercatori hanno scoperto che la fluoxetina, noto farmaco antidepressivo, riduce il deficit motorio e compensa la carenza della proteina MeCP2 cerebrale.
Fonti:
Rett syndrome: a neurological disorder with metabolic components.
Rett Syndrome: A Genetic Update and Clinical Review Focusing on Comorbidities
Rett Syndrome. A Review with Emphasis on Clinical Characteristics and Intervention
Raffaella Gatta - Content manager
Tiziana Borsello - Unità di morte neuronale e neuroprotezione - Laboratorio di Biologia delle Malattie Neurodegenerative - Dipartimento di Neuroscienze
Claudia Villani - Laboratorio di Neurochimica e Comportamento - Dipartimento di Neuroscienze