"La memoria è lo spazio in cui le cose accadono per la seconda volta" (cit).
La capacità di codificare, conservare, consolidare, immagazzinare e rievocare informazioni ed esperienze derivate dall’ambiente e dall’attività di pensiero. Questa è la memoria, e quella umana può contenere fino ad un quadrilione di informazioni (pari a 50.000 volte le opere complete di Shakespeare!).
In condizioni normali l’essere umano utilizza solo il 30% delle potenzialità del proprio cervello e, dunque, della memoria.
Bisogna, però, distinguere tre stadi fondamentali connessi al processo di memorizzazione:
A supporto di questi processi devono, però, intervenire anche attenzione, concentrazione e percezione. Una "buona" memoria dipende non solo dal grado di integrità degli organi di senso ma anche dal livello di attenzione e dalla risonanza affettiva che l'evento esercita e come pure dalle circostanze in cui deve essere ricordato.
Le informazioni esterne vengono immagazzinate in tre depositi differenti da cui vengono richiamate.
Esistono diversi tipi di memoria:
La perdita di memoria o amnesia è un disturbo presente in molti tipi di patologie e può essere anterograda (quando non è più possibile apprendere e ricordare niente dopo l'evento lesivo) o retrograda (quando vengono cancellate memorie relative ad anni precedenti rispetto alla data della lesione).
La riduzione della memoria costituisce uno degli elementi cardinali del processo di invecchiamento cerebrale. A fronte di una stabilità del ricordo degli eventi passati nella loro globalità e successione cronologica, si osserva infatti una progressiva incapacità a memorizzare nuove situazioni, parole, nomi, etc. Episodi di "amnesia" per i nomi di persone familiari, per gli indirizzi, numeri di telefono, per i dettagli di eventi passati cominciano a manifestarsi già dai 40-50 anni.
Il processo biologico dell’invecchiamento comporta la progressiva perdita di strutture e funzioni dell'organismo, tra cui anche il cervello e le aree deputate al buon funzionamento della memoria.
Con l’invecchiamento l’immagazzinamento delle informazioni nel cervello risulta più difficile e richiede più tempo.
Inoltre, si ha maggiore difficoltà con la memoria a breve termine, quella che consente l’utilizzo immediato di informazioni recenti. Ansia e depressione sono cause comuni di problemi di memoria, soprattutto in età avanzata, come pure malattie non trattate adeguatamente come il diabete, l’ipertensione, le malattie della tiroide, le carenze alimentari, l’alcolismo e l’uso inappropriato di farmaci quali ansiolitici, sonniferi, antipsicotici.
Purtroppo, non esistono evidenze sull’efficacia di farmaci o prodotti da banco sul miglioramento delle funzioni cognitive e della memoria.
Tuttavia, i farmaci/prodotti da banco utilizzati nelle terapie per migliorare la memoria sono:
Farmaci nootropi (Piracetam, citicolina, acetilcarnitina, aniracetam, etc), che migliorano la concentrazione, l'abilità di calcolo, la memoria, la creatività e le capacità cognitive, in generale. Tra questi ritroviamo: farmaci vasodilatatori cerebrali, che migliorano la circolazione sanguigna e l'ossigenazione cerebrale; farmaci che aumentano la produzione di neurotrasmettitori; farmaci che stimolano la crescita nervosa e la rigenerazione dei nervi; farmaci che migliorano il metabolismo cerebrale. Tra gli effetti collaterali si riscontrano iperstimolazione, disturbi del sonno e vertigini per il Piracetam, così come senso di fatica e tremore per la citicolina.
Melatonina, sostanza prodotta dalla ghiandola pineale (una piccola ghiandola al centro del cervello) durante le ore notturne, capace di influenzare il ritmo sonno-veglia. Inoltre, sembra avere effetti antiossidanti. Con l'avanzare dell'età, la produzione di melatonina diminuisce. Esistono integratori alimentari e panacee per i loro presunti effetti sulla sfera cognitiva, sistema immunitario e produzione di alcuni ormoni che regolano la crescita cellulare. Non esiste, però, nessuna evidenza scientifica che documenti la sua azione anti-invecchiamento o che possa prevenire e curare la demenza.
Ginkgo biloba, una pianta che ha effetti propagandati sulle demenze, sulle performance cognitive e sulle vasculopatie cerebrali. Gli estratti delle foglie di questa pianta stimolano il sistema nervoso centrale, migliorando il flusso sanguigno e la perfusione cerebrale, le funzioni cognitive e la memoria.
Lecitina, che ha possibili effetti sulle performance del sistema nervoso centrale, sulla diminuzione del colesterolo totale e dei trigliceridi. Tra gli effetti teorici si rilevano miglioramento dei disturbi cognitivi e della memoria, affaticamento mentale, aterosclerosi, acne e invecchiamento. Non c'è, comunque, nessuna evidenza scientifica che documenti l’azione anti-invecchiamento di questo farmaco, che, tra l'altro, è risultato privo di effetto nel trattamento delle demenze.
Spesso, oggi, si attribuiscono disturbi quali confusione mentali e decadimento cognitivo all'invecchiamento, senza tenere in considerazione il contributo dei farmaci anticolinergici. Comunque, in caso di riduzione della memoria, nessun farmaco è supportato da adeguate evidenze e studi scientifici che ne attestino l'efficacia (ad esempio l'etanercept).
Alessandro Nobili- Laboratorio Valutazione della Qualità delle Cure e dei Servizi per l'Anziano
Editing Raffaella Gatta