Data prima pubblicazione
May 9, 2020

Covid-19 e anticorpi neutralizzanti: possibile terapia salvavita

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Il presente articolo fa riferimento alle conoscenze e ai dati epidemiologici disponibili a Maggio 2020.

L'infusione di anticorpi isolati da soggetti guariti dall'infezione causata dal coronavirus potrebbe essere la terapia salvavita per i pazienti in gravi condizioni. Un passo in avanti rispetto all'infusione del plasma prelevato dai guariti che già si sta sperimentando in diversi ospedali italiani. Questa la linea di ricerca frutto della collaborazione dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e dell’Istituto Mario Negri.

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Isolamento degli anticorpi: da dove nasce l’idea?

L’intuizione di prelevare gli anticorpi e infonderli nei pazienti Covid-19 gravi è del dottor Piero Luigi Ruggenenti, Primario di Nefrologia e dialisi dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII e Capo Dipartimento di Medicina Renale del Mario Negri. Si tratta di un lavoro di squadra in cui i medici dell’Ospedale di Bergamo Anna Falanga, direttore della Immunoematologia e Luca Lorini, direttore del Dipartimento Emergenza urgenza e Area critica, hanno lavorato a stretto contatto con i ricercatori del Negri, in particolare Miriam Galbusera, Marina Noris, Luca Perico e Ariela Benigni.

covid e anticorpi

L’isolamento degli anticorpi è una tecnica sviluppata e impiegata per la cura di una rara malattia del rene, la nefropatia membranosa, in cui gli anticorpi attaccano l’organo. Grazie ad una sofisticata apparecchiatura gli anticorpi dannosi vengono estratti dal sangue del paziente ed eliminati.

“Nel caso del Coronavirus, spiega Piero Ruggenenti, la macchina è stata convertita per prelevare anticorpi dai soggetti guariti da Covid, che poi vengono reinfusi nei pazienti in gravi condizioni. La macchina ci è stata fornita gratuitamente da Aferetica, un'azienda del polo industriale di Mirandola (Bologna)”.

La procedura di isolamento dura circa due ore ed è indolore per il donatore. Il sangue viene prelevato con una cannula, gli anticorpi vengono filtrati dalla macchina che poi restituisce al donatore il sangue privato degli anticorpi.

Dopo l'estrazione, la sacca di anticorpi è portata al Centro trasfusionale del Papa Giovanni XXIII per i test necessari a garantire che non vi sia presenza di altri virus, come l'epatite. Successivamente la sacca viene congelata a meno 80 gradi in attesa di avere un paziente con il gruppo sanguigno compatibile con quello del donatore.

Sono stati già trattati alcuni pazienti Covid-19 con gli anticorpi?

Ad oggi sono stati trattati pazienti positivi al coronavirus in condizioni gravissime, che non avevano risposto a nessuna delle cure, con il 40% di probabilità di morire.

I risultati sono molto incoraggianti, ma si è ancora all'inizio: i pazienti interessati sono al momento 5, si punta a 10, per un confronto con pazienti con le stesse caratteristiche ma che per diversi motivi non hanno potuto ricevere lo stesso trattamento.


Che differenza c’è tra la terapia con gli anticorpi rispetto alla plasmaferesi?

La plasmaferesi è un prelievo di sangue da un soggetto, in cui la componente liquida viene separata da quella corpuscolata, ovvero i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine. Un separatore meccanico automatizzato separa le due componenti tramite centrifugazione.

La plasmaferesi è usata per la produzione di farmaci che derivano dal plasma. Infatti, nella parte liquida del sangue si ritrovano proteine, anticorpi, ossigeno e anidride carbonica e i vari nutrienti, come glucosio, vitamine etc.

"Questa tecnica ha radici lontane - spiega Giuseppe Remuzzi, Direttore del Mario Negri - è stata utilizzata con l'epidemia di Spagnola, con la Sars, l'H1N1, la Mers e con Ebola. È stata usata anche per la poliomielite, il morbillo e la parotite”.

La tecnica di estrazione degli anticorpi è nuova rispetto alla plasmaferesi. Come spiega il dott. Ruggenenti, "Per dare al ricevente la stessa quantità di anticorpi che si riescono a dare con una sola sacca di anticorpi isolati con questa tecnica, bisognerebbe fare almeno quattro infusioni di plasma da quattro donatori differenti".

In attesa che arrivi il vaccino per il coronavirus la tecnica che impiega gli anticorpi è una terapia che va presa in considerazione.

Se i risultati dimostreranno l'efficacia del nostro studio sugli anticorpi neutralizzanti è importante che anche questo venga messo a disposizione di tutti: dove si fa la dialisi si può fare anche questo trattamento, conclude Remuzzi.

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