Sono stati presentati i primi risultati dello studio ancora in corso su “Case della Comunità e riforma dell’assistenza territoriale” realizzato dal Centro Studi di Politica e Programmazione Socio-Sanitaria.
L’obiettivo dello studio è valutare i modelli strutturali, organizzativi e di personale delle Case di Comunità già aperte in Lombardia (90 a fine gennaio), in seguito ai fondi stanziati attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). I ricercatori del Centro Studi hanno predisposto una scheda di raccolta dati, sulla base degli standard indicati dal DM 77 e dalla Delibera Regionale XI/7592. A partire dai dati disponibili sul sito di Regione Lombardia e sui siti delle 27 ASST lombarde, è iniziata la raccolta delle informazioni e la compilazione delle schede per ciascuna delle Case di Comunità già inaugurate.
Contemporaneamente, tutti i Direttori Generali delle ASST hanno ricevuto una lettera di presentazione e di invito a partecipare allo studio e, una volta ricevuta l’adesione, i responsabili dell’attività di valutazione hanno visitato le Case di Comunità (CdC) così da condividere con gli operatori:
Tutti i dati raccolti sono stati poi inseriti in una piattaforma elettronica e sottoposti a controllo qualità.
Al 31 gennaio 2023, delle 90 CdC indicate come già aperte in Lombardia, l’indagine ne ha identificate 85.
Su 47 di queste sono state condotte le analisi preliminari. I risultati riguardano un primo gruppo molto generale di indicatori su aspetti organizzativi e strutturali: presenza e attività dei medici di medicina generale, personale infermieristico, ambulatori specialistici e disponibilità di altri servizi.
Dall’analisi condotta emerge che le strutture visitate sono ancora in divenire, lontane dal raggiungimento sia degli standard previsti dal DM 77 che dalla Delibera Regionale XI/7592.
Infatti, solo in 16 CdC è presente almeno un medico di medicina generale (MMG), che oltre a curare i propri assistiti solo in 6 casi è disponibile a vedere anche pazienti di altri medici di base.
Il punto di forza delle CdC visitate, al momento, sono gli infermieri di famiglia e comunità che spesso sono anche i responsabili e coordinatori della struttura.
Il punto debole, invece, la mancanza di un coordinamento e di un’integrazione dei MMG con il resto del personale presente nella casa di comunità e con gli specialisti.
Poco coinvolto appare anche il volontariato e il terzo settore, come pure i cittadini che risultano presenti solo in 8 strutture, ed è limitata l’interazione coi servizi sociali e i comuni.
Partendo dal presupposto che i dati presentati sono ancora preliminari e che nella maggior parte dei casi siamo di fronte a cantieri ancora aperti, si può dichiarare che le 47 case di comunità avviate presentano un panorama piuttosto eterogeneo per tipologie organizzative, cioè quantità e qualità dei servizi offerti e presenza di personale. Poche rispondono completamente agli standard nazionali e regionali, anche se la situazione va considerata in continua e progressiva evoluzione. Nella maggior parte dei casi le CdC sono state collocate in strutture già esistenti, soprattutto ex-poliambulatori, e sono il frutto di una riorganizzazione di servizi già disponibili piuttosto che la creazione di nuovi modelli organizzativi orientati al lavoro di équipe multiprofessionali e alla reale presa in carico dei bisogni di salute dei cittadini nei territori (comunità) in cui sono state collocate.
Non manca, però, l’entusiasmo degli operatori attualmente coinvolti nell’organizzazione di queste nuove strutture, un elemento che fa ben sperare per il futuro. Se anche la politica e gli amministratori sapranno supportare questa riforma, la speranza di ricostruire una assistenza territoriale, venuta a mancare nel corso degli ultimi 20 vent’anni in Lombardia, diventa possibile.
L’indagine del Centro Studi di Politica e Programmazione Socio-Sanitaria prosegue con la pubblicazione periodica dei risultati man mano che verranno raccolti.
Alessandro Nobili e Angelo Barbato - Centro Studi di Politica e Programmazione Socio-Sanitaria
Editing Raffaella Gatta - Content Editor