Data prima pubblicazione
22/2/2023
June 15, 2022

Calcoli renali: cosa sono, sintomi e come prevenirli

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Che cosa sono i calcoli renali?

I calcoli renali sono dei piccoli sassolini fatti di elementi abitualmente presenti nelle urine, i cosiddetti sali urinari. In condizioni particolari questi possono precipitare e formare cristalli, che aggregandosi si depositano nelle vie urinarie. Il loro viaggio di solito parte dal rene fino ad arrivare all’uretra, da cui vengono espulsi mediante la pipì. In condizioni fisiologiche, il nostro organismo utilizza sostanze come il citrato e il magnesio per impedire la precipitazione e l’aggregazione dei cristalli con la successiva formazione del calcolo. La riduzione di questi sali nelle urine è una delle cause di questo disturbo.

Come e perché si formano i calcoli renali?

La calcolosi renale, detta in gergo tecnico nefrolitiasi, si forma quando nelle urine aumenta la concentrazione di alcuni sali quali calcio, acido urico, ossalato (chiamati per questo motivo sali litogeni), con conseguente sviluppo di cristalli urinari. L’unione di più cristalli porta poi alla nascita del calcolo vero e proprio.

Questo disturbo interessa quasi il 10% della popolazione italiana. Purtroppo, l’incidenza negli ultimi dieci anni è in crescita, forse a causa del maggior consumo con la dieta di proteine animali e di sale.

Nei casi più frequenti il calcolo si forma nella pelvi, una specie di bacinetto che raccoglie l’urina prodotta dal rene, per poi immettersi nel tubicino che porta l’urina dalla pelvi alla vescica (l’uretere). Da lì il calcolo, in genere, percorre tutto l’uretere, sbuca nella vescica e viene espulso con le urine.

Quanti tipi di calcoli renali esistono?

Esistono diversi tipi di calcoli:

  • i calcoli di ossalato di calcio, con o senza acido urico, per certo i più frequenti. Si formano quando nelle urine l’ossalato e/o il calcio sono troppo concentrati, perché vengono eliminati in quantità eccessiva a causa di diete squilibrate o di disturbi metabolici. Oppure quando le urine sono troppo concentrate perché si beve troppo poco. Oppure quando mancano sali che ne prevengono la formazione, come i sali di citrato e magnesio;
  • i calcoli di acido urico che si formano quando la quantità di questo acido nelle urine aumenta a causa dell'aumento di acido urico nel sangue, come avviene nei pazienti obesi con la cosiddetta “sindrome metabolica” o in malattie in cui la proliferazione di alcune cellule è eccessiva;
  • i calcoli di fosfato, molto più rari, che possono essere la spia di difetti spesso congeniti a carico del rene;
  • i calcoli di struvite, che si formano in caso di infezioni, in genere favorite da malformazioni delle vie urinarie e causate da germi particolari che sono chiamati ureasi produttori. Per cui spesso si associano a febbre e possono anche danneggiare i reni;
  • i calcoli di cistina, molto rari. Si formano in genere nei bambini (anche se possono manifestarsi anche per la prima volta in età adulta) a causa di una malattia genetica, la cistinuria, che comporta una aumentata eliminazione di cistina nelle urine;
  • i calcoli di xantina ed altri che si ritrovano però in corso di malattie veramente molto rare.

Calcoli renali: quali sono i sintomi?

La sintomatologia della calcolosi renale è variabile ma spesso il passaggio di un calcolo lungo la via urinaria provoca un dolore acuto al fianco o dietro la schiena, dal lato del rene interessato, con irradiazione anteriore verso l’inguine (colica renale).

Se il calcolo è molto piccolo, può succedere che il dolore non sia così importante e che si avverta solo bruciore ad urinare. Lungo il passaggio nell’uretere, il calcolo può causare anche un altra serie di sintomi di intensità variabile quali:

  • dolore, anche molto intenso, che parte da un fianco per irradiarsi verso l’inguine (colica renale)
  • bruciore durante la minzione
  • frequente necessità di urinare
  • difficoltà nell’urinare
  • urine torbide
  • presenza di sangue nelle urine
  • urine di cattivo odore
  • nausea e vomito
  • febbre.

Quando il calcolo è piuttosto grosso, invece, può succedere che si incastri nell’uretere, bloccando il passaggio dell’urina. Questo evento può da un lato causare contrazioni molto forti alla muscolatura dell’uretere (colica renale), che cerca in tutti i modi di espellere il calcolo spingendolo nella vescica, dall’altro può impedire al rene di funzionare, causando un peggioramento della funzione renale e un aumento della creatinina. Se l'ostruzione persiste per lungo tempo, purtroppo, può succedere che il rene venga danneggiato irreversibilmente.

Inoltre, la presenza di calcoli renali può favorire lo sviluppo di infezioni urinarie, che possono causare la comparsa di febbre. In presenza di calcoli ostruttivi dell’uretere, infatti, gli agenti patogeni possono risalire lungo le vie urinarie fino ad arrivare al rene, portando infezione, spesso grave, anche qui (pielonefrite). In tal caso si assite alla comparsa di febbre molto alta, brividi e profondo senso di prostrazione, che possono sfociare in un ricovero ospedaliero.

Diagnosi dei calcoli renali

Per fare la diagnosi di nefrolitiasi vengono effettuati esami strumentali e di laboratorio.

Prima di tutto si esegue un esame delle urine sia per escludere presenza di tracce di sangue (ematuria) che per valutare il tipo di cristalli eliminati con le urine.

In caso di ostruzione della via urinaria ci può essere un aumentato livello di azotemia e creatinina, indicativi di insufficienza renale.

Successivamente si passa ad una ecografia dei reni per visualizzare la sede, il numero e le dimensioni dei calcoli. L’ecografia in corso di colica è anche importante per vedere se le vie urinarie sono dilatate a causa del calcolo ostruente (idronefrosi).

Parte essenziale del processo diagnostico è l’analisi della composizione del calcolo, una volta espulso. Oggi abbiamo a disposizione metodi più accurati rispetto al semplice esame chimico-fisico (esempio esame spettrofotometrico a raggi infrarossi). Infatti è possibile ottenere informazioni precise sul tipo di calcolo e sulla causa della sua formazione.

Calcoli renali e coliche renali: qual è la differenza?

I calcoli renali sono piccoli sassolini, anche microscopici, che possono trovarsi ovunque lungo le vie urinarie, più spesso però nella pelvi, cioè un “sacchettino” in cui si raccoglie l’urina prodotta dal rene. I calcoli, spesso, non danno alcun segno della loro presenza. Certe volte, però, possono muoversi, causado dolore anche molto intenso, cioè la cosiddetta colica renale. Il dolore è dovuto alla contrazione spasmodica della muscolatura delle vie urinarie che cerca di spingere il calcolo fuori dalla pelvi e poi fuori dalla vescica, per poi poterlo eliminare con la minzione attraverso l'uretere. Questo spiega perché il dolore in genere insorge ad un fianco, posteriormente per poi irradiarsi in avanti ed in basso verso l’inguine, e quindi risolversi quando il calcolo viene finalmente espulso.

Quali sono i fattori di rischio dei calcoli renali?

Il sesso è sicuramente un fattore di rischio. Gli uomini tra i 20 e i 40 anni, hanno una maggiore probabilità rispetto alle donne di sviluppare nefrolitiasi. Gli estrogeni sembrano infatti proteggere dalla formazione dei calcoli e il rischio nelle donne aumenta dopo la menopausa, quando i livelli di citrato urinario tendono a ridursi.

Un importante e comune fattore di rischio è la scarsa assunzione di liquidi: urine molto concentrate favoriscono la formazione e la precipitazione di cristalli urinari.

Altri fattori di rischio che possono portare alla formazione di calcoli renali sono:

  • disidratazione, causata ad esempio da diarrea o da eccessiva sudorazione per temperature troppo alte;
  • urine acide, con pH inferiore a 5;
  • familiarità per nefrolitiasi;
  • infezioni croniche delle vie urinarie;
  • utilizzo di farmaci che possono indurre la formazione di cristalli urinari (come i gastroprotettori, vedi sotto);
  • eccessivo utilizzo di integratori di alcune vitamine;
  • patologie come la gotta o l’iperparatiroidismo.

Come prevenire la formazione dei calcoli renali?

Per evitare che si formino calcoli renali, è molto importante assumere una adeguata quantità di acqua, in modo tale da mantenere le urine sempre chiare. Ci sono studi che lo confermano: avere un’idratazione giornaliera pari o superiore ai 2 litri limita le recidive, che sono frequenti per questo tipo di patologia.

Un altro consiglio: ridurre sensibilmente il consumo di sale e di proteine animali, come carne, pesce e uova. Contrariamente a quello che si pensava fino a qualche anno fa, la dieta deve essere a normale contenuto di calcio. Cioè, non bisogna bandire alimenti come latte e yogurt. La carenza di calcio può creare problemi alle ossa, soprattutto se il paziente tende a perdere molto calcio nelle urine. Questo spiega perché, in certi pazienti, calcoli e osteoporosi possono coesistere.

Come curare i calcoli renali: trattamenti e terapie

Generalmente, un calcolo piccolo (con un diametro inferiore ai 6 millimetri) può essere espulso spontaneamente. Però, man mano che le dimensioni aumentano, questo evento diventa sempre più difficile, tanto da rendere necessario l'intervento terapeutico.

Fino a un pò di tempo fa, si procedeva chirurgicamente: il calcolo veniva frammentato in pezzi più piccoli oppure veniva asportato.

Poi, c'è stato l'avvento della litotripsia, una tecnica poco invasiva e più sofisticata che attraverso l’utilizzo di onde d’urto, frammenta i calcoli, che vengono poi eliminati tramite le urine, senza bisogno di chirurgia.

Dal punto di vista farmacologico, oltre alla prescrizione di analgesici per curare la sintomatologia dolorosa, il medico decide quale farmaco prescrivere in base alla composizione del calcolo, all’esito di alcuni esami del sangue e delle urine e alla gravità del problema. Ad esempio, l’Allopurinolo viene utilizzato per via orale per trattare calcoli formati da acido urico. Oppure, si passa agli antibiotici in alcuni casi di calcolosi di Struvite, dal momento che questo tipo di nefrolitiasi è favorita proprio dalla presenza di infezioni urinarie batteriche. Un’altra terapia farmacologica che previene la formazione di nuovi calcoli renali è quella a base di citrato di potassio. Come spiega Piero Ruggenenti, responsabile del Dipartimento di Medicina Renale e Direttore dell’Unità di Nefrologia dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, il citrato contenuto nel farmaco, venendo eliminato nelle urine, impedisce che i cristalli di ossalato di calcio precipitino, formando poi i calcoli. Purtroppo, però, il citrato di potassio presenta diversi effetti collaterali, che spingono, col passare del tempo, i pazienti ad abbandonare la cura, esponendosi al rischio che si ripresentino nuovi calcoli.

Quali sono gli studi del Mario Negri sui calcoli renali?

Alla luce degli effetti collaterali dei farmaci a base di citrato di potassio, i ricercatori del Dipartimento di Medicina Renale hanno pensato di testare l’efficacia di una fonte naturale di citrato: il succo di limone.

Il succo di 3 o 4 limoni, infatti, può fornire una quantità giornaliera di citrato paragonabile a quella che si ottiene somministrando il farmaco. L’assunzione regolare di succo di limone può essere quindi una valida alternativa al citrato di potassio per prevenire la formazione di calcoli evitandone gli effetti indesiderati.

I ricercatori hanno quindi disegnato uno studio (NCT01217372) in cui sono stati valutati gli effetti dell’assunzione di 60 mL di succo di limone fresco due volte al giorno in aggiunta alla dieta povera di proteine animali e di sale che viene raccomandata a tutti i pazienti affetti da calcolosi. Il gruppo di controllo assumeva la stessa dieta ma senza la supplementazione di succo di limone.

Lo studio, da poco pubblicato sulla autorevole rivista scientifica eClinicalMedicine del gruppo The Lancet, ha coinvolto pazienti che avevano sofferto di nefrolitiasi di calcio-ossalato e che si erano rivolti per le cure all'Unità di Nefrologia dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, tra il 2009 e il 2017. Le analisi hanno evidenziato che l’integrazione con succo di limone fresco come supplemento di citrato in una dieta standard (a ridotto contenuto di proteine animali e di sale) ha un effetto protettivo verso la formazione di nuovi calcoli renali in pazienti che ne hanno già sofferto. Come spiega Maria Rosa Caruso, Nefrologa del Papa Giovanni ed esperta di calcolosi renale, questo effetto sembrava favorito da una riduzione dell’escrezione urinaria di sodio, effetto che riduceva la concentrazione di sali nelle urine riducendone la precipitazione, e prevenendo quindi da un lato la formazione di nuovi calcoli e dall'altro favorendo la dissoluzione e l’espulsione di quelli già esistenti. Purtroppo, però alcuni pazienti hanno sofferto di disturbi gastrici, provocati dalla protratta assunzione di succo di limone. Probabilmente, questo è stato un motivo che ha portato alcuni pazienti a ridurre o sospendere l’assunzione di succo di limone e di conseguenza a ridurne l’efficacia a lungo termine.

Gli inibitori di pompa protonica (IPP) e gli antiacidi possono causare calcolosi renale?

Se gli inibitori di pompa protonica (IPP) e gli antiacidi aumentino il rischio di calcoli, non è ancora chiaro. Gli IPP potrebbero ridurre la formazione di calcoli perché riducono l’escrezione urinaria di calcio, ma potrebbero anche aumentarla perché riducono l’escrezione di magnesio. I due effetti potrebbero quindi inibirsi a vicenda.

Alcuni antiacidi contengono calcio e l’aumentata eliminazione di calcio nelle urine potrebbe aumentare il rischio di calcoli, ma questo non è dimostrato.

Per cui è consigliabile assumere comunque IPP o antiacidi sempre però sulla base di indicazione medica. Prima sarebbe bene valutare la presenza di fattori predisponenti alla formazione di calcoli come una aumentata escrezione di calcio, ossalato e acido urico nelle urine. Questi fattori potrebbero essere corretti facilmente bevendo più acqua, riducendo il sale e le proteine animali nella dieta ed assumendo farmaci che riducono i livelli di acido urico.  

Fonti:

Calcoli renali

Calcoli urinari

Kidney stones

Fresh lemon juice supplementation for the preventionof recurrent stones in calcium oxalate nephrolithiasis:A pragmatic, prospective, randomised, open, blindedendpoint (PROBE) trial

Raffaella Gatta - Content manager

Piero Luigi Ruggenenti - Responsabile Unità Operativa Complessa Malattie Renali - Centro Clinico - Centro Aldo e Cele Daccò

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