Ad oggi, purtroppo, non esistono farmaci o “cure alternative” in grado di curare o ritardare l’invecchiamento. Fortunatamente, però, essere anziani non significa necessariamente avere bisogno di farmaci. E’ pur vero che spesso con l’età aumentano i problemi di salute e nuovi malanni possono sommarsi ad altri. Accade così che gli anziani inizino a consumare più farmaci contemporaneamente.
Di seguito sono elencati alcuni aspetti affrontati a proposito di questo argomento:
L’invecchiamento è un’ inevitabile tappa della vita che, se vissuta con lo spirito giusto e la consapevolezza dei limiti e dei cambiamenti a cui l’organismo va incontro, può dare le stesse soddisfazioni delle età trascorse.
Oggi, la parola invecchiamento è spesso usata in maniera impropria come sinonimo di malattia. L’espressione “sto diventando anziano” spesso pronunciata man mano che l’età avanza è un modo piuttosto approssimativo di definire il decadimento di un organismo. L’età unisce tutti gli eventi e i processi biologici legati all’invecchiamento, alle malattie, alla disabilità, agli avvenimenti sociali, al livello d’istruzione e allo stile di vita che ognuno di noi sceglie.
L’invecchiamento è un processo naturale che può essere distinto in tre diverse tipologie:
Sono svariati i fattori che possono influenzare le tipologie d’invecchiamento:
Come già detto, succede spesso che con l’avanzare dell’età si inizi a consumare più farmaci contemporaneamente.
I farmaci attualmente a disposizione sono in grado di curare alcune malattie (antibiotici), lenirne i sintomi (antidolorifici), o prevenirne le complicazioni (farmaci per le malattie cardiovascolari).
In alcuni casi, però, possono essere i farmaci stessi a causare patologie, in realtà i loro effetti collaterali: questa condizione diventa tanto più probabile quanto più un individuo è “fragile” e quanti più sono i farmaci che si è costretti a prendere.
Per questo motivo è molto importante che gli anziani imparino ad attribuire il giusto ruolo ai farmaci, evitando di fare subito ricorso ad una medicina anche per un piccolo problema, diventando cosi farmacodipendenti. Capita, infatti, che ad esempio pillole per intestini pigri o gocce per dormire meglio vengano prese con molta leggerezza. Così come poi è anche facile imbattersi in anziani “contrari ai farmaci”. Questi ultimi si auto riducono le dosi, soprattutto quando la malattia non dà sintomi, “perché le medicine fanno sempre più male che bene!”.
In medio stat virtus. Quindi, è bene adottare un atteggiamento critico verso un uso esasperato ed eccessivo dei farmaci così come verso un uso corretto dei soli farmaci veramente necessari.
In tutti gli organismi, il farmaco è efficace e funzionante quando raggiunge il proprio bersaglio. Le vie di somministrazione sono diverse:
Una volta introdotto nell’organismo, il destino di un farmaco è scandito da diverse fasi prima di raggiungere il suo sito d’azione.
ADME è l’acronimo di Assorbimento, Distribuzione, Metabolismo, Eliminazione, ovvero le diverse fasi che descrivono la vita di un normale farmaco nell’organismo.
Spesso nell’anziano tutte queste fasi possono subire modificazioni, andando ad influenzare poi gli effetti desiderati e indesiderati di un certo farmaco.
In particolare complicanze a carico dell’apparato gastrointestinale, del fegato e dei reni sono le principali responsabili di un ridotto assorbimento e di una più lenta eliminazione dei farmaci. Un ridotto assorbimento può comportare un intervallo di tempo più lungo prima che un farmaco dia l’effetto atteso, mentre un ridotto metabolismo e una ridotta eliminazione possono aumentare il rischio di effetti indesiderati.
Inoltre, l’anziano risulta più sensibile rispetto ad individui giovani nei confronti di farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale. La ragione è che la barriera ematoencefalica diventa molto più permeabile, a scapito quindi dei recettori cerebrali.
Nessun tipo di sostanza, che sia farmacologica o derivato da erbe si può dire innocua. Tutto può provocare degli effetti collaterali. Negli anziani i cosiddetti “side effects” si presentano molto più spesso che nei giovani e negli adulti.
Nel caso specifico di un farmaco, tra gli effetti indesiderati si possono distinguere:
Tra i fattori che aumentano il rischio di effetti indesiderati è bene ricordare:
Nel caso sia necessario iniziare una nuova terapia, è buona regola chiedere al medico o al farmacista quali sono gli eventuali effetti collaterali cui bisogna porre maggiore attenzione. In particolare:
In caso di comparsa di un effetto indesiderato, è bene riferirlo immediatamente a personale specializzato.
Quest’ultimo dopo aver comunicato cosa fare al paziente, dovrà segnalare l’accaduto attraverso un’apposita scheda al servizio di farmacovigilanza della ASL, che poi lo trasmetterà al Ministero della Salute. Questa segnalazione, oltre ad un dovere di legge, è un atto che può contribuire a migliorare le conoscenze su un dato farmaco.
In generale, deve valere la regola che, se l’assunzione di un farmaco può contribuire a raggiungere uno stato di benessere e di miglioramento dello stato di salute, allora vale la pena assumerlo; se, però, può essere il farmaco stesso fonte di problemi, allora è opportuno astenersi dall’assumerlo.
L’invecchiamento tende a far comparire maggiori problemi riguardo all’assunzione di farmaci. E’ per questo che andrebbe rispettato questo semplice decalogo.
Alessandro Nobili - Laboratorio Valutazione della Qualità delle Cure e dei Servizi per l'Anziano
Editing Raffaella Gatta