La febbre del Nilo Occidentale (o febbre West Nile) è una malattia infettiva virale causata dal virus West Nile, trasmesso dalle punture di zanzara. Come riconoscerla, dove è più diffusa, quando diventa pericolosa o mortale.
La prima vittima italiana del 2024 è stata, lo scorso luglio, una signora veneta di 80 anni. Sono seguite altre quattro vittime, tutte nel nord Italia (una persona deceduta in Piemonte, una in Friuli-Venezia Giulia, due in Emilia Romagna). Nel 2023 i decessi legati alla Febbre del Nilo - o febbre West Nile - nel nostro Paese erano stati 27. L'anno prima 37.
In tutto, da inizio maggio 2024, sono 232 nel nostro Paese i casi confermati di febbre West Nile (61 solo nel periodo 22-28 agosto).
Il rischio di contrarre malattie causate dalle punture delle zanzare, come malaria, Dengue, Chikungunya, Zika Virus e, appunto, la febbre West Nile, è in aumento. In Italia così come in Europa.
Gli esperti temono che il cambiamento climatico possa aumentare la diffusione di questa malattia in luoghi meno comuni, o portarla in nuovi luoghi. Più le temperature aumentano, meglio le zanzare si riproducono, più rapida diventa la propagazione del virus.
Non c’è da allarmarsi: nella maggior parte dei casi il West Nile Virus ha sintomi leggeri e non richiede trattamenti particolari. Tuttavia, in circa 1 caso su 150, può portare a gravi infezioni del sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale) e delle membrane che lo rivestono (meningi).
La febbre West Nile (o Febbre del Nilo Occidentale) è una malattia infettiva provocata dal West Nile Virus (Wnv), un virus della famiglia dei Flaviviridae – la stessa della Dengue e della febbre gialla. Il virus non si trasmette da uomo ad uomo ma tramite la puntura di zanzare infette della specie Culex pipiens, ovvero la comune zanzara notturna.
Altri modi in cui il virus può diffondersi tra esseri umani sono:
La malattia viene trasmessa all’uomo dalle zanzare, ma il serbatoio originale del patogeno sono gli uccelli, in particolar modo i passeriformi. Accade che le zanzare diventino portatrici del virus pungendo uccelli infetti. Le zanzare infette, a loro volta, possono poi infettare sia esseri umani che animali, soprattutto i cavalli. In alcuni casi anche cani, gatti, conigli. Il virus è stato identificato anche in alcuni rettili, tra cui alligatori e coccodrilli.
Il virus West Nile si contrae più comunemente nei climi più caldi, soprattutto nelle regioni subtropicali o temperate del pianeta, dove le alte temperature favoriscono la riproduzione delle zanzare che lo veicolano. È presente in molti Paesi del mondo, in particolare in Africa, Medio Oriente, Europa, Australia e Nord America. È la causa principale di malattie trasmesse dalle zanzare negli Stati Uniti, con casi segnalati in 49 stati.
In Europa, negli ultimi decenni, più di 20 paesi hanno segnalato focolai o infezioni sporadiche con il virus West Nile. Secondo l'ultima relazione dell'EFSA sulle zoonosi, il 2022 è stato l'anno con il secondo maggior numero di casi di infezioni da virus del Nilo Occidentale mai registrato nell'UE (1133 casi, 723 solo in Italia), mentre il 2018 è stato sinora l'anno con il numero più alto in assoluto (1612 casi) e 92 decessi di infezione da virus del Nilo. In Italia ci sono state segnalazioni di focolai dal 1998.
L'infezione da virus WNV è asintomatica in circa l'80% delle persone infette. Circa il 20% dei contagiati presentano disturbi simil-influenzali lievi, come febbre, mal di testa, stanchezza, dolori muscolari, nausea e vomito. Occasionalmente si possono verificare un’eruzione cutanea e ingrossamento delle ghiandole linfatiche. La febbre del Nilo viene diagnosticata ricercando gli anticorpi specifici, quali le Immunoglobuline M (IgM) e IgG, nel sangue dei soggetti con sospetta infezione attraverso specifici test sierologici.
Il periodo di incubazione del virus è solitamente compreso tra 3 e 14 giorni, arriva fino a 21 giorni per i pazienti immunosoppressi o fragili. I sintomi, invece, durano generalmente pochi giorni e si risolvono in modo autonomo. La maggior parte delle persone guarite dal virus West Nile raggiunge un'immunità che può durare a vita o comunque presenta un rischio minimo di contrarre nuovamente la malattia.
In meno dell’1% delle persone infette - 1 persona su 150 - il virus può causare una malattia grave (chiamata anche malattia neuroinvasiva, come l'encefalite o la meningite o la poliomielite). I sintomi delle forme più severe comprendono:
La malattia grave può verificarsi in persone di qualsiasi età, tuttavia il rischio è più elevato per gli over 50 anni, gli immunodepressi (ad esempio, i pazienti che sono stati sottoposti a trapianto), e persone che soffrono di cancro, diabete, ipertensione, malattie renali.
Nei casi più gravi con coinvolgimento del sistema nervoso centrale (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale (come accaduto di recente alla paziente di Pordenone).
Non esiste una terapia specifica per la febbre West Nile. Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o possono protrarsi per qualche settimana. Gli antibiotici non curano la malattia che è di origine virale e non batterica. Riposo, liquidi e antidolorifici da banco possono alleviare i sintomi. Nei casi gravi, i pazienti vengono ricoverati in ospedale per ricevere un trattamento di supporto, come liquidi per via endovenosa, antidolorifici e assistenza infermieristica.
Non esiste un vaccino per la febbre del Nilo occidentale. L’unica difesa che possiamo mettere in atto per ora è la prevenzione.
L’ Istituto Superiore di Sanità (ISS) consiglia di proteggersi dalle punture:
Sul sito dell’ISS è possibile consultare un bollettino epidemiologico costantemente aggiornato sulla West Nile utile a capire dove è più diffuso il virus e quanti sono i casi di contagio nell’uomo.
Marianna Monte | Giornalista
con la consulenza di Luca Perico | Laboratorio Biologia Cellulare e Medicina Rigenerativa