La vitamina D gioca un ruolo importante in numerose funzioni biologiche, dal metabolismo del calcio e del fosfato alla crescita fisiologica delle ossa e dello scheletro, svolgendo anche funzioni protettive nei confronti dell'età che avanza. Sono tante le prescrizioni di vitamina D, soprattutto per anziani e donne in menopausa. Spesso, però, le prescrizioni sono inutili: meglio una dieta varia!
La vitamina D è presente in due varianti diverse:
Quindici minuti di esposizione al giorno ai raggi del sole sono sufficienti per produrre la giusta quantità di vitamina D3 necessaria ad un corretto funzionamento di tutto il nostro corpo.
Tutti sanno, anche nella cultura popolare, che la vitamina D è necessaria per mantenere una buona funzionalità delle ossa. Questa convinzione si basa sul fatto che la carenza di vitamina D determina l'osteoporosi e aumenta la probabilità di fratture ossee. Per questo motivo, una prescrizione che contenga anche una delle tante preparazioni di vitamina D presenti nel Prontuario terapeutico del Servizio sanitario nazionale non si nega a nessuno, soprattutto alle donne in menopausa e agli anziani.
Detto ciò, è facile pensare che, se assumo vitamina D, le mie ossa staranno meglio. È in realtà dimostrato, in generale per tutte le vitamine, che così come sia dannosa la loro carenza, lo stesso valga per una loro presenza eccessiva.
Per esempio:
Per la vitamina D l'assunzione non sarebbe per nulla necessaria, salvo in casi eccezionali come: livelli inferiori a 20 ng/mL e sintomi di ipovitaminosi (astenia, mialgie, dolori diffusi o localizzati, frequenti cadute immotivate); iperparatiroidismo; osteoporosi o osteopatie; terapia di lunga durata con farmaci che interferiscono con il metabolismo della vitamina D (antiepilettici, glucocorticoidi, antiretrovirali, antimicotici, ecc.). O in presenza di malattie che possono causare malassorbimento, come fibrosi cistica, celiachia, morbo di Crohn o chirurgia bariatrica.
L’ esposizione alla luce solare e l’apporto dietetico rappresentano i principali fattori che determinano i livelli plasmatici di vitamina D.
In generale, per la vitamina D, come per tutte le altre vitamine, il rischio fratture non si riduce, basta una dieta varia ed equilibrata per mettere a disposizione tutto ciò di cui il nostro organismo ha bisogno.
Sono molti gli studi, soprattutto negli anziani, che hanno indagato sull'eventuale efficacia della vitamina D in rapporto con la dose e la concentrazione nel sangue.
Dall'analisi dei dati emerge che la supplementazione di vitamina D non previene le fratture vertebrali e non vertebrali.
Anche combinando la vitamina D con il calcio (almeno 1 grammo al giorno) si è visto che non migliora la densità minerale delle ossa e non si prevengono le fratture. Anzi, la combinazione di vitamina D e calcio può aumentare il rischio di occlusioni nelle arterie e di calcoli renali.
Uno studio clinico controllato statunitense, pubblicato da poco sull’American Journal of Clinical Nutrition, ha dimostrato la mancanza di miglioramenti nella performance fisica (potenza delle gambe, forza, o prestazioni fisiche o composizione della fibra muscolare e proprietà contrattili) in seguito ad integrazione con vitamina D.
A febbraio 2023, l'AIFA ha dato un’altra stretta finalizzata a ridurre le prescrizioni di vitamina D, specificando chiaramente quali sono i criteri di fronte ai quali gli specialisti e i medici di base possono prescrivere la supplementazione della dieta con la vitamina D per la prevenzione e il trattamento degli stati di carenza nell’adulto. Questo provvedimento ha come obiettivo sia di far risparmiare al Servizio Sanitario Nazionale una cifra enorme con cui si potrebbe costruire, ad esempio, un grande ospedale moderno. Sia, più in generale, di migliorare l’appropriatezza prescrittiva di questo farmaco, molto discusso negli ultimi anni.
Allora perché si prescrive la vitamina D? Certamente per la mancanza di adeguate informazioni. I medici vengono bombardati dalla pubblicità, senza purtroppo ricevere informazioni indipendenti.
Integrare la dieta con vitamina D è raccomandato nei bambini nel corso dei primi 12 mesi di vita: infatti, la quantità assunta attraverso il latte (materno o formulato) non è sufficiente a garantire il fabbisogno dell'organismo.
Dopo l'anno di età, svolgere frequenti attività all'aria aperta e seguire una dieta varia ed equilibrata garantisce un sufficiente apporto di vitamina D. L'integrazione con questa vitamina è indicata solo in alcune situazioni particolari (per esempio elevata pigmentazione della cute, malattie croniche che comportano una diminuzione dell'assorbimento delle vitamine) e deve essere valutata dal pediatra.
Silvio Garattini - Presidente IMN
Antonio Clavenna - Laboratorio di Epidemiologia dell'età evolutiva - Dipartimento di Epidemiologia medica
Editing Raffaella Gatta - Content manager ( pubblicazione 2019)
Ufficio Comunicazione - Eding e aggiornamento (pubblicazione 2024)