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La sindrome nefrosica è una condizione caratterizzata da un insieme di sintomi, segni e anomalie degli esami di laboratorio che può manifestarsi come conseguenza di diverse malattie del rene. L'anomalia principale è rappresentata da un’eccessiva perdita di proteine con le urine (proteinuria), causata da un danno a carico dei reni e, più precisamente, dei glomeruli.
La sindrome nefrosica è una condizione caratterizzata da un’eccessiva perdita di proteine con le urine (proteinuria), causata da danni a livello dei glomeruli. Queste piccole matasse di vasi capillari hanno un ruolo fondamentale: si occupano di filtrare il sangue eliminando i prodotti di scarto e trattenendo le sostanze utili all’organismo, funzionando, quindi, come una vera e propria barriera di filtrazione. Quando la capacità selettiva di questa barriera di filtrazione viene meno, le proteine circolanti non sono più trattenute nel sangue e passano nelle urine, venendo così eliminate. Una conseguenza è, ad esempio, la diminuzione dei livelli di albumina nel sangue, chiamata ipoalbuminemia. La perdita di queste importanti sostanze ha una serie di conseguenze e, a lungo andare, può danneggiare ulteriormente le strutture renali portando ad un’insufficienza renale.
Si parla di sindrome nefritica quando a prevalere è l’infiammazione glomerulare e nelle urine, insieme ad una quantità variabile di proteine, si riscontra la presenza di sangue (ematuria). Nella sindrome nefritica ematuria e proteinuria sono spesso accompagnate da aumento della pressione arteriosa, riduzione del volume delle urine e alterazione della funzione renale. Anche gli edemi (gonfiori) possono essere presenti, sebbene in genere di minore entità rispetto a quanto osservato nei pazienti con sindrome nefrosica.
La sindrome nefrosica può presentarsi in forma asintomatica, venendo riscontrata solo mediante le indagini di laboratorio, oppure con diversi disturbi, tra i quali il principale è il gonfiore (o edema) dovuto alla ritenzione di liquidi. A seconda della quantità di liquidi, il gonfiore può essere generalizzato (con un incremento ponderale anche di molti chili) o può interessare solo alcune zone del corpo dove l’acqua si distribuisce per gravità (a livello del viso al risveglio o a livello delle caviglie durante la giornata).
Altri sintomi che possono presentarsi in corso di sindrome nefrosica sono:
La diagnosi della sindrome nefrosica si basa sulla raccolta della storia clinica, sull’esame obiettivo del paziente e su alcune indagini di laboratorio e strumentali.
Per confermare la diagnosi di nefrosi renale è necessario che si documenti la contemporanea presenza di:
Altre anomalie che possono essere riscontrare sono:
Una volta confermata la presenza di una sindrome nefrosica, potrebbe essere necessario eseguire ulteriori accertamenti al fine di definire la malattia di base (ad esempio mediante una biopsia renale) o escludere cause secondarie (con test sierologici, ecografie ecc).
La sindrome nefrosica può essere causata da diversi meccanismi sulla base dei quali è possibile distinguere:
La sindrome nefrosica di tipo primario viene in genere trattata con farmaci corticosteroidi.
Sulla base della risposta a questo trattamento, si distinguono diversi tipi:
In seguito ad analisi più approfondite, eseguite mediante prelievo di tessuti renali (biopsia), la sindrome nefrosica steroido-resistente viene più spesso classificata come:
In alcuni casi la nefrosi renale si può manifestare anche in forme familiari di glomerulonefrite da IgA, di glomerulopatia con depositi di fibronectina o di nefropatia membranosa. Oltre alle forme isolate, sono state descritte diverse sindromi caratterizzate da sindrome nefrosica steroido-resistente e manifestazioni extra-renali, come la sindrome di Denys-Drash, i disordini MYH9-correlati e la sindrome Coloboma-Renale.
Il trattamento della sindrome nefrosica si pone diversi obiettivi:
Nelle forme primarie, come si è detto, vengono solitamente utilizzati i corticosteroidi o altri farmaci immunosoppressori e anticorpi monoclonali come il Rituximab.
Queste terapie, in genere, sono utili nel controllo delle forme steroido-sensibili e steroido-dipendenti, mentre spesso si rivelano inefficaci in quelle steroido-resistenti.
Il mantenimento della remissione può richiedere inoltre cicli ripetuti di terapia che possono essere gravati da importanti effetti collaterali.
Per questo motivo, specie nei pazienti affetti da forme steroido-resistenti, è necessario valutare attentamente il rapporto rischio/beneficio delle terapie immunosoppressive e la possibilità di partecipazione a studi clinici basati sull’impiego di terapie sperimentali.
La sindrome nefrosica steroido-resistente rappresenta una grande sfida dal punto di vista terapeutico in quanto per definizione mostra bassi tassi di risposta alle terapie convenzionali e si associa a severe complicanze come l’insufficienza renale terminale con necessità di dialisi e l’elevato rischio di ricorrenza nel trapianto.
È stimato che, in circa il 50% dei casi, può evolvere verso un progressivo deterioramento della funzione renale che può portare all’insufficienza renale terminale entro 10 anni dall’esordio.
L’Istituto Mario Negri è impegnato da molti anni nello studio delle varie forme di sindrome nefrosica.
Dal 2007, su iniziativa del Centro di Ricerche Cliniche per le Malattie Rare Aldo e Cele Daccò, è stato istituito un Registro della sindrome nefrosica steroido-resistente che, ad oggi, ha permesso di raccogliere oltre 700 casi segnalati da circa 50 centri nefrologici. Lo scopo del registro è:
Partendo dai dati del registro, i ricercatori del Dipartimento di Malattie Rare hanno studiato alcune forme familiari di sindrome nefrosica steroido-resistente, individuando i difetti genetici che alterano proteine essenziali per lo sviluppo e la struttura di cellule renali ultra-specializzate, chiamate podociti. Queste cellule, insieme al tessuto che riveste l'interno dei vasi sanguigni (endotelio) e a quello più esterno (membrana basale), costituiscono la barriera di filtrazione glomerulare. Ulteriori studi permetteranno di capire le conseguenze dei difetti genetici per disegnare terapie specifiche ed per evitare l'uso di farmaci inefficaci e tossici.
Poi, l’individuazionedi portatori di mutazioni nelle famiglie permette di intervenire con terapie preventive prima che si manifestino i sintomi. In questo campo i ricercatori hanno contribuito in modo significativo, scoprendo che mutazioni del gene MYO1E sono causa di una forma di glomerulo-sclerosi focale-segmentaria ad esordio infantile, la quale tipicamente si manifesta con una sindrome nefrosica steroido-resistente.
Un altro importante traguardo dei ricercatori è stato lo sviluppo di un’innovativa metodica per ottenere cellule renali portatrici del difetto genetico a partire dalle cellule del sangue di pazienti affetti. In questo modo si potranno riuscire ad identificare nuovi bersagli molecolari per curare pazienti con forme genetiche di sindrome nefrosica.
L'Istituto Mario Negri è, inoltre, coinvolto anche in diversi studi clinici che utilizzano molecole innovative destinate a curare pazienti con sindrome nefrosica.
Le persone affette da sindrome nefrosica e i loro caregiver possono rivolgersi alle seguenti associazioni, impegnate a supportare sia i pazienti che la relativa ricerca scientifica.
La prima è la A.S.N.IT Onlus - Associazione Sindrome Nefrosica Italia, e la seconda è Fondazione "La Nuova Speranza” - Lotta alla GlomerusclerosiFocale ONLUS.
Erica Daina - Responsabile Centro Clinico - Centro Aldo e Cele Daccò
Editing Raffaella Gatta - Content manager