Data prima pubblicazione
February 10, 2025

Rilevate alterazioni strutturali e cellulari dell’intestino nei modelli preclinici di malattia di Alzheimer grazie ai raggi X

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February 10, 2025

Rilevate alterazioni strutturali e cellulari dell’intestino nei modelli preclinici di malattia di Alzheimer grazie ai raggi X

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Ricercatori dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, coordinati dalla Dr.ssa Claudia Balducci, e dell'Istituto di Nanotecnologia del CNR di Roma, coordinati dalla Dr.ssa Alessia Cedola, hanno dimostrato come la nano e micro tomografia a contrasto di fase a raggi X (XPCT) possano contribuire significativamente a far luce sull’asse intestino-cervello nella malattia di Alzheimer. I risultati sono pubblicati sulla prestigiosa rivista Science Advances.

La malattia di Alzheimer resta la forma più comune di demenza che colpisce ad oggi circa 33 milioni di persone nel mondo, una malattia neurodegenerativa caratterizzata da alterazioni cerebrali multiple tra cui perdita delle sinapsi, neuroinfiammazione cronica, danno vascolare e morte dei neuroni che portano a perdita della memoria e ad una compromissione generalizzata delle funzioni cognitive.

Negli ultimi anni gli scienziati hanno scoperto che l’intestino e il cervello comunicano tra di loro e che alterazioni del microbiota intestinale aumentano il rischio di sviluppare malattie neurodegenerative tra cui l’Alzheimer. Il microbiota intestinale, che si riferisce ai microorganismi presenti nel tratto intestinale, svolge un ruolo chiave nella salute umana e influenza la funzione cerebrale, la cognizione e il comportamento.

"Esistono già diversi studi che sostengono che i cambiamenti nella composizione intestinalechiamata disbiosipossano rappresentare un rischio per lo sviluppo dell'Alzheimer" - spiega la Dr.ssa Claudia Balducci- “Cosa succeda esattamente in presenza di disbiosi intestinale - ossia quando diminuisce la diversità microbica e prevalgono i batteri dannosi - ancora oggi non lo sappiamo, l’ipotesi più accreditata è che questi batteri danneggiando la barriera intestinale riescano a sfuggire dall'intestino e a raggiungere il cervello, innescando meccanismi, verosimilmente infiammatori, responsabili dello sviluppo della malattia. Può succedere, però, che anche in soggetti affetti da Alzheimer si sviluppi disbiosi e quindi alterazioni intestinali".

Nell’ articolo pubblicato, i ricercatori dimostrano che l’XPCT è un potente strumento per studiare le alterazioni dell’intestino, senza una manipolazione invasiva dei tessuti o l’utilizzo di agenti di contrasto. I risultati ottenuti mettono in luce cambiamenti molto evidenti in ben tre modelli animali di malattia ad età a cui si manifestano anche disturbi della memoria, lesioni tipiche nel cervello come le placche di amiloide, e la neuroinfiammazione. Nello specifico, XPCT ha rilevato alterazioni nei villi e nelle cripte dell’intestino, così come alterazioni cellulari rispetto alla condizione controllo. Non solo, ha permesso di visualizzare telociti, neuroni, vasi, eritrociti, cellule secernenti muco all’interno della cavità intestinale. Tutti questi elementi, se funzionanti, preservano la salute dell’intestino e, apparentemente, del cervello. Sarà quindi interessante indagare nei modelli animali se e come cambiano prima dell’esordio della malattia e/o durante la sua evoluzione, oppure, come condizioni di disbiosi inducano questi cambiamenti.

L’XPCT rappresenta una vera svolta per l’analisi approfondita dell’intestino e potrebbe essere fondamentale nella diagnosi precoce e nella prognosi della malattia di Alzheimer”, afferma la Dr.ssa Cedola del CNR, massima esperta della tecnica. Insieme alla ricercatrice Francesca Palermo, il cui contributo è stato essenziale, il team mira ad approfondire ulteriormente come la comunicazione intestino-cervello possa diventare un rischio di Alzheimer e come alterazioni intestinali possano allertare sul suo sviluppo, così da identificare nuovi bersagli terapeutici e sviluppare trattamenti preventivi.

Per ulteriori informazioni:

Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS  

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