Cosa si intende per Patient and Public Involvement, cioè il coinvolgimento dei pazienti e della popolazione nella ricerca, definito anche come "ricerca partecipativa".
A partire dall’inizio degli anni ‘90 la letteratura medico-scientifica ha pubblicato continui resoconti di esperienze, nonché coniato nuovi termini, per definire il campo d’azione del coinvolgimento delle persone “non addette ai lavori”, i cosiddetti laici, nel dibattito sui temi della salute e della ricerca. Qualche anno fa l’editoriale “Che la rivoluzione dei pazienti abbia inizio (Let the patient revolution begin)”, sulla prestigiosa rivista British Medical Journal, sottolineava proprio l’importanza per medici e pazienti di lavorare congiuntamente per migliorare l’assistenza sanitaria, la ricerca e la pratica clinica.
Con il termine “PPI” si intende il coinvolgimento dei pazienti e della popolazione - Patient and Public Involvement - definito anche come ricerca partecipativa (Participatory Research). Questo concetto è stato esteso all’intero processo di ricerca, dall’identificazione delle priorità alla conduzione e analisi dello studio, fino alla divulgazione dei risultati.
Benché non ci sia una definizione univoca per il coinvolgimento dei cittadini e delle persone con malattia in sanità e/o in ricerca clinica, sempre più frequentemente con PPI si intende una ricerca condotta “con” o “da” membri del pubblico – siano esse persone con malattia, utenti e/o loro caregiver, o rappresentanti dei pazienti – e non “verso”, “riguardo” o “per” loro. Non si limita quindi alla partecipazione di persone con malattia a uno studio clinico, né alla sola divulgazione dei risultati della ricerca ai pazienti o al pubblico: il PPI implica un più articolato percorso di condivisione e co-produzione tra ricercatori e pubblico, che può comprendere altri attori della ricerca, tra cui finanziatori e responsabili delle politiche sanitarie.
Il PPI copre tutte le fasi di una ricerca: la definizione delle priorità dei temi di ricerca, l’identificazione del quesito di ricerca, la messa a punto del disegno e la scelta degli esiti dello studio, la pianificazione e la conduzione dello studio compresa la sua promozione presso i potenziali pazienti e, infine, la diffusione dei risultati della ricerca. Esempi sono stati pubblicati sia per la ricerca clinica sia per la ricerca pre-clinica. Nella comunità medico-scientifica il PPI si sta diffondendo come una pratica di impatto per guidare l’agenda della ricerca sulla base delle priorità identificate da pazienti, clinici e ricercatori, con l’obiettivo di aumentare il valore e la qualità della ricerca stessa. Il modello di co-produzione di conoscenza risponde a i princìpi democratici di cittadinanza e mira a rafforzare l’assunzione di responsabilità e la trasparenza nel fare ricerca. Diversi studi sul PPI dimostrano che ha ricadute positive in termini di qualità e rilevanza della ricerca clinica e che può ridurre la conduzione di ricerca non rilevante o ripetitiva (il cosiddetto research waste); tuttavia esistono ancora resistenze e difficoltà nell’accettare questo approccio. Per superare difficoltà e resistenze sempre più spesso i finanziatori valutano i progetti di ricerca anche sulla base della capacità di coinvolgere i pazienti o le loro rappresentanze. Inoltre, anche quando si pubblicano i risultati delle ricerche, alcune riviste richiedono dettagli sulle modalità in cui pazienti e pubblico sono stati coinvolti.
Nonostante l’ampia documentazione sul potenziale di questo approccio e le numerose raccomandazioni pratiche che sono state messe a punto per implementarlo nella ricerca clinica, non ancora tutti gli studi mettono in pratica un vero coinvolgimento di persone con malattia, caregiver o rappresentanti di pazienti al momento della programmazione e dello svolgimento di una ricerca. Inoltre, molti clinici e ricercatori ritengono che i soggetti “laici” coinvolti, non avendo una conoscenza/formazione medico scientifica adeguata sull’argomento in studio, non possano avere la capacità e la competenza necessarie per una partecipazione effettiva e utile. Mancano inoltre finanziamenti specifici per promuovere il PPI anche attraverso la formazione, sia di clinici e ricercatori sia delle persone coinvolte. Per ottenere un’ottimale diffusione di PPI è necessario un cambiamento di cultura della ricerca che necessita tempo, scelte e investimenti.
Proprio per questi motivi è risultato importante e necessario avere un quadro chiaro sul livello di implementazione del PPI nel campo della ricerca clinica soprattutto sui punti di vista, sulle attitudini e sulle necessità di formazione di clinici e ricercatori. È quanto è stato indagato con un questionario distribuito a livello europeo grazie a una collaborazione tra il Laboratorio di ricerca per il coinvolgimento dei cittadini in sanità dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS e della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, nell’ambito di un progetto europeo. Il progetto DART (Building Data Rich Clinical Trials) è finalizzato alla realizzazione di metodi di ricerca innovativi per i pazienti oncologici, e nell’ambito di questo è stato sviluppato un questionario sul PPI rivolto al personale sanitario coinvolto nella ricerca oncologica, nello specifico oncologi, infermieri di ricerca, ricercatori, data manager e altre figure professionali coinvolte nella ricerca clinica, appartenenti a sette centri europei di eccellenza in oncologia. L’indagine era mirata a investigare conoscenza ed esperienza sul PPI, nonché necessità di formazione da parte dello staff coinvolto nelle sperimentazioni cliniche oncologiche. A questa indagine hanno risposto 101 soggetti, di cui la maggioranza (76%) ha dichiarato di conoscere il termine PPI, più della metà (55%) di aver fatto delle esperienze di ricerca che hanno previsto l’implementazione del PPI, e l’87% di essere interessato a seguire un corso di formazione su questo argomento. In più, si è osservato un aumento della conoscenza del termine PPI con l’aumentare della fase della carriera dei rispondenti (picco dell’86,5% per i professionisti con una carriera consolidata), mentre il gruppo più interessato a un corso è stato quello dei professionisti all’inizio della carriera (100,0%). Infine, la maggior parte degli intervistati ha dichiarato di non avere alcuna formazione o istruzione in materia di PPI. È evidente che il concetto di PPI sia in generale conosciuto ma che formazione e attività sul campo siano oltremodo necessarie per un suo consolidamento nelle attività di ricerca. Questa indagine ha prodotto una pubblicazione scientifica e ha portato all’organizzazione di due moduli formativi.
Molti medici e ricercatori – come riportato in letteratura – considerano necessario essere formati per poter mettere in pratica al meglio il coinvolgimento dei pazienti e del pubblico. In Italia sono poche le offerte formative specifiche al di fuori di corsi sulla ricerca clinica o di più ampio respiro. All’interno del progetto europeo DART è stata ideata e svolta in data 5 maggio 2023 la prima edizione di un percorso di formazione: “Coinvolgimento dei pazienti e del pubblico nella ricerca: un corso introduttivo”. Questa iniziativa è nata dalla collaborazione tra il Laboratorio di ricerca per il coinvolgimento dei cittadini in sanità dell’Istituto Mario Negri IRCCS e la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ed è una delle prime offerte da un ente ospedaliero/IRCCS ai professionisti sanitari che vi lavorano. Il programma si articolava in una presentazione dei princìpi e dei metodi del coinvolgimento di pazienti e pubblico, testimonianze dirette di pazienti che hanno partecipato a progetti di ricerca con due esempi concreti, discussione di opportunità e ostacoli. Hanno partecipato circa venti clinici e infermieri di ricerca.
Sulla base di questa edizione ne è stata sviluppata una seconda a livello europeo, rivolta ai ricercatori di sette centri oncologici di eccellenza afferenti a un network oncologico europeo Cancer Core Europe. Il webinar – tenuto da due ricercatrici del Laboratorio per il coinvolgimento dei cittadini in sanità - si è svolto il 30 gennaio 2024. Si sono intervallati momenti di discussione e condivisione di esperienze a momenti di presentazione formale su storia, metodi e pratiche di coinvolgimento. Hanno partecipato 14 ricercatori provenienti da Italia, Spagna e Germania.
Da un’offerta formativa rivolta alle associazioni di pazienti – per cui il Laboratorio ha sviluppato e organizzato per diversi anni un corso su principi e metodi della ricerca clinica, qualità dell’informazione di salute, conflitti di interesse e ruolo delle associazioni in ambito sanitario – passiamo oggi a una formazione rivolta ai professionisti sanitari, per supportare un approccio sempre più partecipato alla ricerca.
Paola Mosconi, Pasquale Paletta, Cinzia Colombo
Laboratorio per il Coinvolgimento dei cittadini in sanità
Dipartimento di Epidemiologia medica