Il Papilloma virus (dall'inglese Human papilloma virus - HPV) appartiene alla famiglia delle Papovaviridae, che comprende oltre duecento diversi piccoli virus il cui materiale genetico è custodito in un doppio filamento di DNA circolare.
Il Papilloma virus si riproduce (o si replica) sfruttando l’organismo infettato: in seguito all’infezione, infatti, le cellule della cute e delle mucose crescono in una maniera incontrollata fino alla formazione di verruche, papillomi e condilomi, ovvero lesioni benigne. Queste lesioni sono escrescenze di pelle che compaiono in numerosi organismi viventi, tra cui gli uomini, i conigli e i cani, infettati dal virus.
I ceppi più pericolosi di HPV, circa venti, sono, però, quelli capaci di provocare lesioni maligne a livello dell’apparato genitale e nelle vie respiratorie superiori, ovvero lingua, palato, naso, laringe, faringe e tonsille.
L’infezione da HPV è, ad oggi, quella più comunemente trasmessa per via sessuale nei Paesi sviluppati. Inoltre, è l’unica infezione riconosciuta come causa essenziale per l’insorgenza del tumore della cervice uterina. L’HPV è poi responsabile anche della comparsa di altri tipi di tumore, come ad esempio i tumori genitali o extragenitali.
La trasmissione avviene attraverso il contatto, sia diretto che indiretto, con particelle virali presenti all’interno di liquidi corporei, come saliva e secrezioni genitali. Oppure attraverso il contatto con lacerazioni, tagli o abrasioni nella pelle e/o nelle mucose. Anche se meno probabile, è possibile contrarre l’infezione toccando superfici
utilizzate da anche persone contagiate, magari asintomatiche, come ad esempio docce pubbliche o piscine.
Il tempo che intercorre tra l’infezione e la manifestazione delle lesioni precancerose è di 5 anni circa, mentre nel caso del carcinoma della cervice il tempo di latenza può essere anche di decenni.
L’infezione da HPV è la prima patologia riconosciuta come fattore di rischio per il tumore del collo dell'utero. La trasformazione in tumore maligno è causata soprattutto da alcuni tipi di HPV, come i ceppi 16 e 18, coinvolti nel 70% dei casi di tumore del collo dell'utero e nell'insorgenza di altri tumori dell’apparato genitale, sia femminile che maschile.
Fortunatamente, soltanto una piccola parte delle persone che vengono a contatto con il Papilloma virus potrà andare incontro allo sviluppo di un tumore se non viene eliminato del tutto dal sistema immunitario. Le prima manifestazioni maligne sono alterazioni precancerose, chiamate displasie. Queste lesioni, se individuate precocemente mediante esami citologici e screening (Pap test, HPV test) e colposcopia, possono essere curate efficacemente prima che evolvano in tumore, asportando solo la sola parte colpita e senza compromettere la fertilità della donna.
Generalmente, l’infezione da Papilloma virus è asintomatica e scompare spontaneamente. In base al ceppo di HPV che causa l’infezione, però, possono comparire i seguenti sintomi:
La presenza di queste lesioni può causare prurito e lieve dolore, e portare ad un disagio personale.
Evitare l'infezione da HPV è possibile rispettando alcune semplici regole:
In Italia nel 2006 è stato approvato il vaccino contro l’HPV a scopo di prevenzione primaria dell’infezione, introdotto poi nei protocolli vaccinali. La vaccinazione contro l’HPV viene offerta gratuitamente a ragazze e ragazzi tra gli 11 e i 12 anni di età, e in alcune regioni italiane l’offerta riguarda anche altre fasce di età. Anche se l’efficacia del vaccino è maggiore se effettuato prima dei 16 anni e dell’inizio dell’attività sessuale (e del conseguente rischio di esposizione al virus), anche gli adulti possono beneficiare della vaccinazione, stando a quanto osservato in alcuni studi (fino a circa 40 anni).
Il protocollo vaccinale prevede:
La vaccinazione viene consigliata anche a chi ha già avuto un contatto con il Papilloma virus oppure a chi ha subito un intervento chirurgico per rimuovere lesioni sia benigne che maligne, in quanto capace di rafforzare il sistema immunitario.
L’infezione da Papilloma virus viene controllata mediante test di screening del tumore della cervice uterina (il Pap-test) e mediante l’HPV-DNA test. Nonostante la disponibilità di questi strumenti per fare diagnosi precoce, oggi la vaccinazione contro l’HPV resta l’unica strategia efficace per prevenire il contagio e di conseguenza la comparsa delle lesioni di cui il virus è responsabile.
Grazie al vaccino, infatti, oggi è possibile dire che il tumore della cervice uterina è più controllabile e che probabilmente lo saranno anche tutti gli altri tumori correlati all’HPV.
Basti pensare che in Australia, ad esempio, dove la vaccinazione ha raggiunto il 90% di copertura nella popolazione generale, si prevede la scomparsa del tumore della cervice uterina entro il 2030, mentre già oggi i condilomi genitali negli adolescenti sono quasi scomparsi.
La vaccinazione è certamente uno strumento fondamentale per ridurre l’incidenza del cancro della cervice. I dati provenienti dall’Australia sull’introduzione della vaccinazione contro l’HPV ne sono la dimostrazione.
Oggi, il vaccino previene il 90% dei tumori associati all’HPV e protegge da 9 ceppi diversi di HPV, quelli più ad alto rischio e più diffusi, responsabili di circa il 70% dei casi di tumore della cervice. Va da sé che le persone vaccinate restano scoperte nei confronti di tutti gli altri ceppi di HPV, anche ad alto rischio. Per questo motivo è necessario continuare a sottoporsi regolarmente a test di screening anche se vaccinati.
Le lesioni causate da Papilloma virus generalmente guariscono da sole senza bisogno di nessun trattamento. La loro scomparsa, però, non necessariamente equivale all’eliminazione del virus dal nostro corpo. Per questo è bene fare sempre molta attenzione per non diffondere il contagio.
Le lesioni causate dall’HPV possono comunque essere curate e la scelta della terapia varia a seconda di:
Inizialmente, si può iniziare ad intervenire con un approccio farmacologico locale, utilizzando creme in grado di distruggere le lesioni “in collaborazione con” il sistema immunitario del paziente. Questo tipo di soluzioni sono a base di acido salicilico o acido tricloroacetico o sono creme ad azione antivirale.
Se l’approccio farmacologico non è sufficiente, si può ricorrere all’intervento chirurgico, soprattutto nel caso di condilomi genitali. Le lesioni possono quindi essere rimosse mediante crioterapia o trattamenti laser.
Le lesioni precancerose della cervice uterina, invece, vengono eliminate mediante asportazione parziale del collo dell’utero, che consentono alla paziente di continuare a mantenere inalterate le sue capacità riproduttive.
Fino a qualche anno si pensava che l’infezione da Papilloma virus fosse un problema strettamente femminile. In realtà, il Papilloma virus non fa distinzioni di genere!
Grazie alla ricerca scientifica si è scoperto che l’HPV ha un ruolo anche in altri tipi di cancro, non solo femminili e non solo dell’apparato genitale. ll virus, ad esempio, è coinvolto nell'88% dei tumori dell'ano. Inoltre, l’HPV è responsabile del 50% dei tumori del pene, per il quale si registrano in Italia circa 500 casi all'anno. Studi recenti hanno poi evidenziato anche nel 20-30% dei casi la relazione tra i tumori testa-collo e l'HPV, in particolare quelli che colpiscono la cavità orale - bocca, lingua e tonsille - e la faringe/laringe. Proprio negli uomini l'orofaringe rappresenta la sede nella quale si sviluppa il maggior numero di tumori correlati al Papilloma virus. Abitudini di vita promiscui e fumo sembrano predisporre con maggiore probabilità all’insorgenza di questo tipo di tumori.
Fonti:
Raffaella Gatta, Content Manager in collaborazione con Antonio Clavenna, Laboratorio di Epidemiologia dell'età evolutiva - Dipartimento di Epidemiologia Medica