Data prima pubblicazione
January 17, 2020

Emergenza microplastiche: quali pericoli per l'ambiente e per la salute?

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L’inquinamento causato dalla plastica è oggi un’emergenza mondiale. Questo il tema affrontato nel corso del convegno organizzato dalla MNIAA - Associazione Alunni del Mario Negri. Obiettivo: fare un punto sullo stato di questa emergenza e il suo impatto sulla salute dell'uomo e dell'ambiente.

MICROPLASTICHE: COSA SONO

Il nostro Paese produce 4 milioni di tonnellate di rifiuti e ogni anno riversa in natura 0,5 milioni di tonnellate di materiali plastici indistruttibili che, frammentandosi nell’ambiente, finiscono per ridursi in pezzi sempre più piccoli che raggiungono le dimensioni di nanometri. Questi frammenti sono definiti microplastiche proprio per le loro piccolissime dimensioni. Si tratta infatti di particelle di polimero solido, insolubili in acqua, di dimensioni comprese tra 1 e

La grande diffusione delle microplastiche nelle acque superficiali, in quelle sotterranee e nelle acque reflue, ha sollevato la questione sull'inquinamento dell'acqua potabile. Fino ad oggi, solo pochi studi hanno effettivamente descritto la presenza di questo nuovo contaminante nelle acque di rubinetto e in quelle imbottigliate.

MICROPLASTICHE: UN RISCHIO PER LA SALUTE?

Questi micro frammenti plastici, oggi, stanno soffocando mari e montagne, minacciando la nostra salute.

Il Dr. Enrico Davoli, capo laboratorio nel Dipartimento di Ambiente e Salute dell’Istituto Mario Negri, chiarisce che l’uomo è esposto alle microplastiche attraverso tre vie: il respiro, l’alimentazione e il contatto.

Questo accade perchè le particelle, in base alla loro dimensione, potrebbero raggiungere il polmone, il tratto gastroenterico, il tessuto cutaneo, rilasciando gli inquinanti che trasportano.

A complicare la situazione, le microplastiche risultano difficili da identificare nell'ambiente, in quanto non esistono metodi standardizzati.

Per questo si sa ancora pochissimo sulla reale tossicità per l’uomo ed è, quindi, importante realizzare ricerche che ne chiariscano la natura, la concentrazione e la provenienza nei diversi ambienti.

A questo proposito l’Istituto Mario Negri, in collaborazione con l’Università di Milano, ha avviato uno studio per valutare la presenza di microplastiche nelle acque profonde di tre città, Milano, Brescia e Torino. Il progetto è stato commissionato dai gestori degli acquedotti. I risultati già disponibili su Milano e Brescia dimostrano che nelle acque di falda delle due città, le acque da cui si attinge per la potabilizzazione, la presenza di residui di microplastica nei cinque litri campionati è fortunatamente assente o, se reale, limitata a qualche particella totale. Questi dati, che confermano altre evidenze presenti nella letteratura internazionale, sono rassicuranti per lo meno per quanto attiene alla Val Padana.

LE MICROPLASTICHE NELL'AMBIENTE

Meno tranquillizzanti sono i dati comunicati dal Dr. Marco Parolini del Dipartimento di Scienze e Politiche ambientali dell’Università di Milano che, in collaborazione con ricercatori dell’Università Bicocca di Milano, ha realizzato il primo lavoro che documenta un’alta presenza di microplastica in un ghiacciaio.

I ghiacciai sono, contrariamente alle aspettative, un gran deposito di immondizie: 85 tonnellate sono state rinvenute al campo base del monte Everest, 1.5 tonnellate nel ghiacciaio della Mer de Glace di Courmayeur con una grande prevalenza di materiale plastico costituito da residuati di capi di abbigliamento e di contenitori alimentari, generalmente abbandonati dagli alpinisti durante le loro escursioni.

Nel ghiacciaio di Forni, alta Valtellina, i ricercatori delle due università milanesi hanno potuto conteggiare 74,4 microplastiche per kilogrammo di detrito che, estrapolando, potrebbe indicare la presenza nella lingua del ghiacciaio di circa 150 milioni di particelle di plastica. Questo lavoro è un’ulteriore documentazione della diffusa distribuzione della microplastica e, a seguito della fusione in atto degli apparati glaciali, di una possibile fonte di contaminazione per gli ecosistemi di fondo valle.

MICROPLASTICHE: L'IMPORTANZA DI UNA CORRETTA INFORMAZIONE

A proposito della dilagante diffusione delle microplastiche, confermata quindi dalla ricerca, ne parla anche la Dr.ssa Federica Tommasi, del Dipartimento Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità. La Dr.ssa sostiene che un'informazione non sempre controllata ha portato ad una sbagliata attenzione e, quindi, ad un allarme sempre maggiore nei cittadini. La percezione del pericolo "inquinamento da microplastiche" ha preceduto la constatazione di un effetto sulla salute umana non ancora evidenziato dalla ricerca scientifica. Le plastiche rappresentano senza dubbio un azzardo per la salute, a causa della tossicità dei diversi componenti chimici e della loro costante presenza nella vita quotidiana. Il rischio, invece, della loro presenza nei cibi e nelle bevande, via di penetrazione nel nostro organismo più importante, resta più improbabile.

A poco più di 50 anni dall’assegnazione del premio Nobel a Giulio Natta per la produzione del polipropilene, considerato il materiale del futuro, campagne informative dovrebbero essere pianificate per ridurre consapevolmente l’uso dei materiali plastici e per ridurne la presenza in ogni momento della nostra vita.

Su questo tema si è soffermato anche il Dr. Giovanni Caprara, editorialista del Corriere della Sera. Caprara sottolinea come il compito dei media dovrebbe essere non tanto creare inutili allarmismi quanto, invece, rendersi protagonisti di una campagna mirata a favorire un cambiamento di comportamento riguardante il modo di vivere e un approccio ai consumi più responsabile, promuovendo una sensibilizzazione consapevole verso i prodotti che possono avere conseguenze negative sull’ambiente e sulla salute.

Armanda Jori - Centro studi

Editing Raffaella Gatta

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