Data prima pubblicazione
February 10, 2025

Malattia di Wilson: cos’è, cause, sintomi e cura

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February 10, 2025

Malattia di Wilson: cos’è, cause, sintomi e cura

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La malattia di Wilson è una rara patologia ereditaria che provoca un accumulo tossico di rame nell’organismo. Le cause, i sintomi, le cure attuali e il contributo dei ricercatori dell’Istituto Mario Negri.

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A descriverla per la prima volta, nel lontano 1912, è stato il neurologo britannico Samuel Alexander Kinnier Wilson da cui prende il nome. La "Malattia di Wilson", appunto, è una rara patologia ereditaria che in Italia, come si legge sul sito dell'Associazione Nazionale Malattia di Wilson, colpisce 1 persona ogni 30.000 e 100.000 abitanti, ma in alcune zone specifiche, come la Sardegna, l’incidenza è molto più elevata, circa 1 caso su 8.000 - 9.000 persone."

E' una malattia ereditaria che viene trasmessa con modalità autosomica recessiva, cioè una persona deve ereditare due copie difettose del gene (una da ciascun genitore) per sviluppare la malattia.

Cos’è la malattia di Wilson?

La malattia di Wilson è una malattia genetica che provoca un accumulo tossico di rame nell'organismo, in particolare nel fegato e nel cervello. Se non trattata, può portare a gravi danni epatici e neurologici, ma una diagnosi precoce e una terapia adeguata permettono di gestire la malattia.

Quali sono le cause?

È causata da un difetto nel gene ATP7B, responsabile della regolazione del rame nell’organismo. In condizioni normali, il rame in eccesso viene eliminato attraverso la bile, ma nei pazienti con la malattia di Wilson questo processo è compromesso, portando all’accumulo del metallo.

Il morbo di Wilson è una malattia ereditaria che viene trasmessa con modalità autosomica recessiva, cioè una persona deve ereditare due copie difettose del gene (una da ciascun genitore) per sviluppare la malattia.

I sintomi della malattia di Wilson

I sintomi possono variare a seconda dell’organo colpito:

  • Sintomi epatici: epatite, cirrosi, ittero (colorazione gialla della pelle), gonfiore addominale.
  • Sintomi neurologici: tremori, difficoltà nei movimenti, alterazioni del linguaggio e problemi di coordinazione.
  • Sintomi psichiatrici: cambiamenti di personalità, depressione, ansia, difficoltà cognitive.
  • Segno caratteristico: l’anello di Kayser-Fleischer, una colorazione verdastra intorno all’iride causata dal deposito di rame nella cornea.

L’importanza della diagnosi precoce

Individuare la malattia il prima possibile è fondamentale per prevenire danni irreversibili.

La diagnosi si basa su:

  • Esami del sangue (dosaggio della ceruloplasmina e del rame sierico).
  • Esame delle urine (misurazione dell’escrezione di rame).
  • Esami genetici per individuare la mutazione del gene ATP7B.
  • Esame oculistico per verificare la presenza dell’anello di Kayser-Fleischer.

Come si cura? Terapie e trattamenti

La terapia mira a ridurre i livelli di rame nell’organismo e a prevenirne l’accumulo. Le principali opzioni terapeutiche includono:

  • Farmaci chelanti del rame (come la penicillamina o il trientine), che aiutano l’eliminazione del metallo attraverso le urine.
  • Zinco, che riduce l’assorbimento intestinale del rame.
  • Trapianto di fegato, nei casi più gravi di insufficienza epatica.

Sebbene i trattamenti attuali aiutino molti pazienti, presentano gravi limitazioni. Fino al 25% dei pazienti in alcune popolazioni non risponde affatto o risponde in modo insufficiente alle terapie disponibili. Gli agenti chelanti possono causare gravi effetti collaterali, tra cui aneurismi vascolari, peggioramento neurologico, lesioni cutanee e sintomi autoimmuni. I sali di zinco sono mal tollerati dal 15% dei pazienti, causando vomito. Infine, il trapianto di fegato non sempre migliora i sintomi neurologici. Pertanto, esiste un’urgente necessità di sviluppare nuove strategie terapeutiche.

Quali sono le prospettive di vita e la qualità della vita dei pazienti?

Con una diagnosi tempestiva e una terapia adeguata, i pazienti con malattia di Wilson possono condurre una vita normale. È importante seguire la terapia in modo costante per evitare complicazioni.

Cosa fa l’Istituto Mario Negri per la ricerca sulla malattia di Wilson?

In un recente studio condotto in collaborazione con i ricercatori dell’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (TIGEM) e pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Communications, il Laboratorio di Neurobiologia dei Prioni ha evidenziato un legame tra la proteina prionica (PrP), nota per il suo coinvolgimento nelle malattie da prioni, e la malattia di Wilson. I ricercatori hanno dimostrato che il rame stimola l'espressione della PrP, una proteina che possiede siti di legame per questo metallo, contribuendo alla sua tossicità nei modelli cellulari e animali della malattia. Questo studio apre nuove prospettive terapeutiche per la malattia di Wilson, suggerendo che la proteina PrP potrebbe rappresentare un potenziale bersaglio per futuri trattamenti.

Roberto Chiesa | Laboratorio di Neurobiologia dei Prioni

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