L'inquinamento ambientale da plastica ha raggiunto livelli inaccettabili. Grandi quantità di plastica sono state trovate nelle nostre acque. È inevitabile che, dopo un lento degrado, oltre ad avere effetti tossici sulla fauna, queste sostanze entrano anche nella catena alimentare.
Ecco perché l’inquinamento da microplastiche ha un effetto devastante sulle acque di mari e laghi.
Dal processo di degradazione della plastica, prendono vita particelle di plastica di dimensioni molto diverse, anche microscopiche. La UNEP - United Nations Environment Programme, il massimo esponente globale in materia ambientale - ha stilato una vera classificazione ufficiale, valida a livello internazionale (da pag. 54).
Le macroplastiche sono le particelle di dimensioni più grandi, superiori ai 2.5 cm, mentre le mesoplastiche sono frammenti di plastica che hanno dimensioni comprese tra 5 mm e 2.5 cm.
Esse possono essere visibili ad occhio nudo, ma sono ancora abbastanza piccole da essere trasportate dall'acqua o dal vento. Possono poi disperdersi nell'ambiente, inclusi fiumi, torrenti e mari, attraverso l'azione degli agenti atmosferici.
L’inquinamento da plastica, inoltre, può dipendere anche dalle microplastiche, particelle con dimensioni inferiori ai 5 mm, e dalle nanoplastiche, frammenti di plastica con un diametro inferiore ai 100 nm: sono più piccole addirittura delle cellule che compongono il nostro corpo, e quindi sono invisibili ad occhio nudo.
L’inquinamento da microplastiche è una situazione che, come abbiamo appena visto, sta danneggiando il benessere delle acque. Come fanno a finire queste particelle nei mari e nei laghi?
Le microplastiche possono finire nei mari e nei laghi attraverso diversi meccanismi:
Una volta che le microplastiche entrano nei mari e nei laghi, si accumulano nell'ecosistema acquatico. Gli organismi marini non solo le ingeriscono ma possono anche assorbire sostanze chimiche tossiche rilasciate dalla degradazione della plastica presenti nell'acqua. In questo modo diventano potenziali fonti di inquinamento e di biomagnificazione, ovvero quel processo di accumulo di sostanze tossiche a partire dai livelli più bassi della catena alimentare fino ad arrivare all'apice, dove si raggiunge quindi la massima concentrazione di inquinanti. Oltre agli effetti diretti sugli organismi marini, si osservano anche impatti sugli ecosistemi acquatici.
Il plancton, la base della catena alimentare marina, infatti, può ingerire le microplastiche andando ad influenzare tutta la catena alimentare e la disponibilità di cibo per tutti gli altri animali. Anche la fotosintesi delle piante acquatiche, di conseguenza, ne subisce le conseguenze impattando sulle comunità microbiche. L’intero ecosistema, la sua biodiversità e la funzionalità degli habitat acquatici sono dunque influenzati a cascata dal fenomeno delle microplastiche.
La pulizia delle microplastiche nei mari è una sfida complessa e richiede sforzi a livello individuale, comunitario e globale per affrontare il problema all’origine.
Per identificare le azioni utili per contrastare l’inquinamento da microplastiche è stata coniata la regola delle tre erre: Ridurre, Riutilizzare e Riciclare.
Addirittura, Enrico Davoli (Dipartimento di Ambiente e Salute), ritiene e suggerisce che la erre di Ridurre potrebbe essere trasformata nella erre di Rifiutare: rifiutare bicchieri, vaschette, confezioni, sacchetti in plastica se non strettamente necessario. Ci sono alcune soluzioni e iniziative che possono contribuire a ridurre la presenza di microplastiche negli oceani:
Grazie ad un progetto avviato dal Mario Negri e IIPH, supportato in parte dalla Fondazione CARIPLO nell’ambito di Bergamo-Brescia Capitali della cultura 2023 (BGBS2023) e da Rotary Sarnico e Valle Cavallina e Framar, è stata avviata un’iniziativa di sensibilizzazione nei confronti delle scuole primarie di secondo grado. Agli studenti è stato proposto di affiancare i ricercatori del Dipartimento di Ambiente e Salute per studiare lo studio di inquinamento da microplastiche dei bacini d’acqua "vicino alle loro case".
Gli interventi sono rivolti anche agli insegnanti e alle famiglie dei ragazzi delle scuole sul territorio di Bergamo e Brescia.
Il team multidisciplinare di ricercatori ha presentato le problematiche ambientali, le possibili soluzioni da adottare per un pianeta più sostenibile e le fasi organizzative della ricerca, compresi i campionamenti delle microplastiche.
Gli obiettivi principali del progetto sono:
Il progetto, che ha visto anche la collaborazione dell'Assessorato all'Ambiente e dell'Assessorato al Verde Pubblico del Comune di Bergamo e del Comune di Predore, è iniziato sul lago d’Iseo e sono già in programma nuovi appuntamenti per estendere l’attività ad altri territori.
Enrico Davoli - Laboratorio Spettrometria di Massa - Dipartimento di Ambiente e Salute
Editing Raffaella Gatta - Content manager