Data prima pubblicazione
June 14, 2024

Gli effetti della cannabis sulla salute degli adolescenti

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Quali sono gli effetti della cannabis sui giovani? Possiamo davvero considerarla una "droga leggera"? Abbiamo fatto il punto sulla base degli ultimi dati della ricerca scientifica.

Indice

Da tempo si discute sulle conseguenze dell’utilizzo di cannabis in età giovanile. In particolar modo da quando il consumo per uso ricreativo è stato liberalizzato in diversi Paesi del mondo (in UE è legale a Malta, Lussemburgo e, di recente, anche in Germania).

La cannabis è, dopo l’alcool e il tabacco, la sostanza psicoattiva più popolare a livello globale, la più diffusa in Italia. Anche le fonti di rilevazione più specifiche hanno da tempo chiarito come il consumo di questa sostanza nella popolazione scolare sia un fatto consolidato e paragonabile a quello degli adulti.
Da quanto si evince dall’ultima relazione annuale dell’esecutivo sul fenomeno delle tossicodipendenze sono 580mila gli studenti italiani tra i 15 e i 19 anni che ne fanno uso. In generale, eccezion fatta per i 15enni fra i quali le studentesse che fanno uso di cannabis sono più dei coetanei, sono gli studenti maschi a consumarla di più.

Un ragazzo fuma cannabis

La cannabis è spesso considerata, forse impropriamente, una “droga leggera”. Viene infatti da molti descritta come meno pericolosa rispetto ad altre sostanze d’abuso in quanto prodotto naturale, spesso non processato, che ha effetti meno intensi e pervasivi.  Con la cannabis, d’altronde, non ci sono morti da overdose e non si osservano le gravi forme di astinenza, forte desiderio ed assuefazione tipiche delle “droghe pesanti”. Le implicazioni legali, sociali ed economiche del suo consumo e diffusione variano notevolmente tra i diversi Paesi e contesti culturali e il dibattito politico riguardo alla sua liberalizzazione rimane quindi aperto. La discussione scientifica riguardo alla sua pericolosità è invece resa complessa dalla varietà d'azione della cannabis e dagli effetti sottili e peculiari che sembra avere solo sui giovani e sugli adolescenti.

Per tutte queste ragioni, la cannabis è una sostanza che suscita molte domande, soprattutto tra i teenager e i loro genitori. «La cannabis riduce il quoziente d'intelligenza?» Oppure: «La cannabis è più sicura dell’alcol?». O ancora: «La cannabis crea dipendenza?». Le informazioni disponibili sono spesso contrastanti, il che può portare a confusioni e malintesi. Capita di trovarsi a decodificare messaggi diversi che di volta in volta minimizzano o enfatizzano i rischi legati al consumo di sostanze spesso dipinte come innocue.

Ma è davvero così?

Partiamo dalle basi.

Le sostanze contenute nella cannabis

I componenti della cannabis che hanno un effetto sul corpo umano sono due: il THC (delta-9-tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo). Questi due cannabinoidi presentano medesima formula chimica (C21H30O2) ma diversa struttura molecolare.

  • Il THC è il principale composto psicoattivo nella cannabis. È responsabile della sensazione di "sballo" associata all'uso di marijuana.
  • Il CBD non ha conseguenze sulle funzioni psichiche, il che significa che non provoca euforia o alterazioni mentali. Sono invece stati dimostrati i suoi effetti antidolorifici e ansiolitici, adatti per fini terapeutici.

Meccanismo d'azione e livelli di THC

Negli adolescenti, una delle principali preoccupazioni è la capacità del THC di legarsi facilmente a un recettore, chiamato CB1, e manifestare i suoi effetti psicotropi agendo su funzioni psichiche come ad esempio emozioni, attenzione, ricordi, umore, comportamento, abilità intellettive. Questo recettore, presente in misura maggiore nel loro cervello rispetto a quello degli adulti, si trova in tutto il corpo, in particolar modo nelle aree del cervello associate alla memoria e ai processi decisionali. Legandosi al recettore CB1, il THC può modificare il rilascio dei neurotrasmettitori, le molecole dei pensieri, e, se si lega ai recettori presenti nell’ippocampo, può avere effetti sull’apprendimento e sulla memoria, mentre, quando arriva nel cervelletto, può interferire con la coordinazione motoria e l’equilibrio.

Negli ultimi 50 anni, il contenuto di THC nella cannabis è cresciuto di oltre 10 volte, passando dal 3% di un tempo al 25/40% di oggi. Una delle ragioni è che nelle coltivazioni di cannabis sono state ottenute varietà sempre più potenti della pianta grazie a sofisticate tecniche di coltivazione selettiva. Questo aumento di potenza rende la cannabis moderna molto più rischiosa rispetto al passato, soprattutto per gli adolescenti.

Gli effetti su sviluppo cerebrale, apprendimento e memoria

Uno dei principali temi del dibattito scientifico riguarda gli effetti della cannabis sullo sviluppo cerebrale degli adolescenti. Il cervello umano, soprattutto il lobo frontale, continua a rimodellarsi fino ad almeno i 25 anni in entrambi i sessi, anche se con una maggiore rapidità nelle donne rispetto agli uomini. Diverse sono le ricerche che dimostrano come il consumo massiccio e prolungato di cannabinoidi con alte concentrazioni di THC durante l'adolescenza possa portare a cambiamenti nella struttura e nella funzionalità del cervello. In particolare, come confermato dall’OMS, si è riscontrato un impatto negativo di queste sostanze sulle aree responsabili della memoria e dell'attenzione. Uno studio pubblicato su JAMA Psychiatry, rivista medica mensile pubblicata dall'American Medical Association, ha evidenziato infatti che gli adolescenti che fanno uso di cannabis mostrano un ridotto spessore corticale in specifiche regioni del cervello, tra cui l'ippocampo, che è cruciale per la memoria e l'apprendimento. Madeline Meier, psicologa clinica presso l'Arizona State University di Tempe, ha indagato sugli effetti dell’uso di cannabis in un gruppo di circa 1.000 neozelandesi nati tra il 1972 e il 1973. Dalla ricerca, pubblicata su Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America), una delle riviste scientifiche più note a livello internazionale, è risultato che i soggetti che cominciano a consumare cannabis costantemente fin dall’adolescenza, e continuano a farne uso, mostrano una riduzione del QI, dai 13 ai 38 anni, di ben 8 punti. L'uso saltuario di cannabis non è invece risultato in un significativo declino cognitivo.

Secondo gli scienziati, quindi, l’età in cui si comincia a far uso di marijuana è un fattore cruciale e da prendere in seria considerazione: prima dei 18 anni il cervello si sta ancora formando e potrebbe quindi essere molto più vulnerabile ai danni provocati da queste droghe rispetto a un cervello già stabilizzato. Anche l’entità dell’abuso sembra avere un peso, e la genetica gioca un ruolo importante nel predisporre all'uso eccessivo di marijuana. Tuttavia, isolare questo aspetto dai fattori ambientali e capire quanto "peso" abbia ciascuno non è facile.

Cannabis e disturbi mentali

Il legame tra cannabis e disturbi mentali è stato spesso oggetto di studio e dibattito da parte dei ricercatori nell’ultimo decennio. Diversi sono gli studi effettuati, i cui risultati vanno contestualizzati tenendo conto di fattori come la frequenza d’uso (uso occasionale o continuativo), l’età di esordio nell’utilizzo della cannabis e la concentrazione della sostanza che viene consumata.

Cannabis e psicosi

I disturbi psicotici comprendono forme gravi come la schizofrenia e sono disturbi mentali che comportano una perdita di contatto con la realtà con allucinazioni e deliri. Spesso insorgono tra l'adolescenza e la prima età adulta, compromettendo lo sviluppo emotivo e cognitivo e la qualità della vita. In un ampio studio condotto dall’Istituto di Psichiatria, Psicologia e Neuroscienze del King's College di Londra, si sono presi in considerazione 32 tra le meta-analisi e le revisioni sistematiche più autorevoli per fare il punto sull’associazione tra l’uso ricreativo di cannabis ed episodi di psicosi persistenti. Dall’analisi è emerso un chiaro legame tra l’uso di questa sostanza nella popolazione “sana” e l’insorgenza di disturbi psicotici, sia di tipo subclinico (forme psicotiche lievi con sintomi come ansia, isolamento, irritabilità, pensieri insoliti, percezioni distorte) che più gravi, come il disturbo schizotipico di personalità e la schizofrenia. Lo studio ha inoltre evidenziato come il consumo di cannabis in età adolescenziale aumenti anche il rischio successivo di insorgenza di disturbi psicotici e schizofrenia in età adulta.

Uno studio condotto in Danimarca, dove la cannabis è legale dal 2018, ha esaminato le casistiche sanitarie del paese dal 1972 al 2021, passando al vaglio le cartelle cliniche di ben 6,9 milioni di persone e includendo 40.000 persone affette da schizofrenia. I dati suggeriscono che fino al 30% dei casi di schizofrenia negli uomini fra i 21 e i 30 anni avrebbe potuto essere evitato limitando l'uso eccessivo di marijuana.

Cannabis e depressione

Diversi studi scientifici forniscono prove convincenti dell’esistenza di una correlazione tra l’uso precoce e frequente di marijuana e un aumento del rischio di sviluppare fenomeni depressivi.

È stato dimostrato come l'uso assiduo di cannabis produca disturbi psichici fra cui la sindrome amotivazionale, che può essere confusa con i disturbi da evitamento sociale dal momento che i ragazzi lasciano lo sport, vanno male a scuola e perdono interesse per tutte le attività. Gli adolescenti che fanno uso regolare di cannabis hanno il 37% di probabilità in più di sviluppare la depressione entro l’età adulta rispetto a chi non ne fa uso ed è anche segnalato un aumento significativo del rischio di ideazione suicidaria e tentativi di suicidio.

In uno studio condotto da Ryan Sultan, psichiatra clinico presso la Columbia University di New York, su quasi 70.000 adolescenti negli Stati Uniti, è emerso che uno su 40 era dipendente da cannabis e uno su 10 ne faceva uso senza esserne dipendente. I risultati hanno mostrato che, in entrambi i gruppi, i giovani avevano il doppio delle probabilità di soffrire di depressione, oltre ad altri effetti negativi come voti mediamente più bassi rispetto ai compagni, assenze ingiustificate e problemi legali.

La cannabis favorisce l’uso di altre droghe?

Sono numerosi gli studi che hanno esaminato la possibilità che il consumo di cannabis, in particolar modo in età giovanile, predisponga all'uso di sostanze illegali più pericolose, fornendo evidenze a sostegno dell'ipotesi della "gateway drug" (droga di passaggio). Tuttavia, questa ipotesi è controversa. La cannabis riduce la reattività dei neuroni che producono dopamina, il che potrebbe predisporre al bisogno di altre droghe. Sebbene, come riportato dal National Institute on Drug Abuse (NIDA), la maggior parte delle persone che usano marijuana non passano ad usare altre droghe “più pesanti”, i dati epidemiologici e gli studi sugli animali suggeriscono una maggiore vulnerabilità per coloro che iniziano a usare marijuana durante l'adolescenza.

È però importante sottolineare come, oltre ai meccanismi biologici, altri fattori come l’ambiente sociale e il contesto familiare influiscano sull’aumento del rischio di consumo di droghe pesanti. Inoltre, la propensione alle dipendenze ha una componente genetica significativa. Gli studi hanno identificato vari marcatori genetici che aumentano il rischio generale di dipendenze, inclusa quella da cannabis, suggerendo che il consumo precoce di cannabis potrebbe essere un indicatore di una vulnerabilità preesistente alle dipendenze piuttosto che una causa diretta. Il consumo di cannabis, essendo spesso la prima sostanza sperimentata, potrebbe rappresentare un segnale di questa vulnerabilità piuttosto che un fattore causale diretto.

Considerazioni finali

I dati della ricerca disponibili ad oggi ci riportano un’immagine della cannabis meno “innocua” di quella spesso riproposta. Da questi emerge che il consumo di THC durante l'adolescenza può avere effetti negativi sullo sviluppo cerebrale, sulla salute mentale, sul rendimento scolastico e sul comportamento sociale. La cannabis può favorire l’insorgere di disturbi mentali gravi nei giovani e negli adolescenti, e può comunque provocare forme di abitudine e fenomeni di astinenza - o meglio di “rimbalzo” - che si manifestano con ansia, irritabilità, angoscia e perdita del sonno. E chi comincia presto ne soffre più degli altri perché lo sviluppo del cervello - che con il suo sistema endocannabinoide costituito da mediatori chimici e recettori è particolarmente sensibile alla sostanza - può essere influenzato negativamente fino alla prima età adulta. La crescente diffusione e l’allargamento della legalizzazione della cannabis rende ancora più urgente la necessità di continuare a studiare i suoi effetti e di informare il pubblico sui potenziali rischi, in modo da proteggere la salute e il benessere delle future generazioni.
 

Marianna Monte | Giornalista

con la consulenza di:

Alberto Parabiaghi | Laboratorio di Valutazione della Qualità  delle Cure e dei Servizi ; Dipartimento di Politiche per la Salute

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