Vent'anni fa nasceva il CRC, Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, con l’obiettivo prioritario di preparare il Rapporto sull’attuazione della Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia.
Di questo gruppo di lavoro è parte attiva l'Istituto Mario Negri, che sin dalla costituzione ha contribuito al monitoraggio dell'applicazione dei principi della Convenzione ONU e la stesura di indicazioni e proposte alle istituzioni per gli adempimenti ancora inevasi.
In occasione del trentennale della Convention on the Rights of the Child – CRC, Maurizio Bonati, capo dipartimento di Salute Pubblica, illustra l'attuale situazione italiana.
Le disuguaglianze riguardano il tenore di vita, la qualità della vita e il benessere percepito dai cittadini che rimangono ampie e associate al luogo in cui si vive. Queste diversità si caratterizzano sin dal momento della nascita, si mantengono crescendo e cronicizzano nell’età adulta. Le cause sono ben note e la povertà, economica, educativa, sociale, le sintetizza. Condizioni a cui anche la iniqua ripartizione delle risorse e/o il loro inappropriato utilizzo a livello nazionale, regionale e locale hanno contribuito a rendere troppo spesso inefficaci le iniziative sinora attivate.
Oggi però l’immagine geografica della disuguaglianza è cambiata.
Se sino a pochi anni fa nascere nelle nazioni con scarse risorse significava nascere in un Paese diverso rispetto al Nord del mondo, oggi il Paese diverso possono essere le Regioni meridionali, i Comuni, i distretti e i quartieri di qualsiasi parte del territorio nazionale, anche quello italiano.
Se prendiamo in considerazione la nascita, la speranza di vita di un bambino nato a Napoli è di 5 anni inferiore a quella di un suo coetaneo fiorentino, ma la stessa differenza riguarda i bambini torinesi residenti in zone cittadine a basso o alto reddito.
Guardando poi la fotografia dell'accesso agli asili nido, se di 100 bambini residenti a Cagliari, 31 possono frequentare il nido e 21 a Nuoro con analoghe differenze intra-regionali dei loro coetanei emiliani, via via che si avanza verso il sud dell'Italia la situazione cambia. I potenziali beneficiari sono 7 a Palermo o Catania e 2 a Reggio Calabria.
Va anche detto, però, che risiedere fuori dai capoluoghi di provincia accentua ulteriormente ovunque la disuguaglianza nell’accesso a tutti i servizi socio-educativi dell’età prescolare.
Anche l'investimento pro-capite varia da comune a comune. Ad esempio i servizi per i minori e le famiglie con figli assorbono la quota più ampia della spesa sociale dei singoli Comuni, ma i Comuni calabresi investono 26 euro pro-capite anno contro i 316 euro dei comuni dell’Emilia-Romagna.
Il tasso di natalità si è dimezzato dal 1975 al 2018 a livello nazionale, ma non in modo omogeneo. Diminuiscono le nascite, ma i tassi di fecondità e di interruzione volontaria della gravidanza tra le minorenni rimangono pressoché invariati con le prevalenze maggiori nelle Regioni meridionali per le nascite, mentre in Puglia e Liguria le interruzioni volontarie di gravidanza tra le minorenni si mantengono più elevate rispetto alle altre Regioni.
Sono almeno 5000 le adolescenti interessate secondo i dati ufficiali, sebbene il sommerso esista ed è difficile da determinare con accuratezza. Una condizione a rischio di futura povertà umana per la madre e il bambino ancora priva di adeguata attenzione in termini di attuazione di appropriate misure di contrasto, di sostegno sociale e di tutela dei diritti.
Le disuguaglianze tra le Regioni italiane permangono nel tempo ampie per alcuni indicatori come:
La complessiva qualità delle cure e dei servizi per e con i minori (1,2 milioni i minorenni italiani in povertà assoluta) e la scarsa efficacia delle stesse cure e dei servizi hanno avuto sinora le raccomandazioni ribadite all’Italia dal Comitato ONU di monitoraggio della Convenzione.
A 30 anni dall’approvazione ONU, la Convenzione “per” i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza necessiterebbe di un aggiornamento passando da un’auspicata protezione ad una effettiva tutela. Passando da una passiva garanzia (protezione) ad una attiva partecipazione (tutela) generalizzata.
Le disuguaglianze, infatti, sono una questione internazionale, nazionale e locale meridionale, sono un’ingiustizia quotidiana comune ad ogni contesto e latitudine.