Da un’analisi degli studi oggi disponibili, l’OMS indica che il periodo di incubazione possa variare tra 1 e 14 giorni e ha stimato tra i 5-6 giorni la media del periodo di incubazione. Questo significa che la maggioranza delle persone sviluppa sintomi entro 6 giorni e la possibilità che una persona possa sviluppare la malattia e trasmetterla dopo 14 giorni è estremamente bassa.
Ci sono sintomi particolari che indicano il contagio con certezza? In che cosa il Covid è simile ad una influenza?
Febbre, tosse, dolori articolari, debolezza. Sono questi i primi sintomi e segni a cui si pensa in relazione alla malattia causata dal coronavirus, comuni anche all’influenza e ad altre malattie. Non esistono quindi sintomi particolari che indicano il contagio con certezza. In generale si tende a pensare che la comparsa di piu' sintomi in associazione siano più probabilmente una spia di infezione da coronavirus di quanto non lo sia la presenza isolata di un sintomo solo (raffreddore, mal di gola, tosse).
C’è un altro segnale che deve mettere in allarme. È la riduzione fino alla scomparsa delle sensazioni olfattive che si lega anche alla riduzione delle percezioni gustative.
Ovvero si perde l'olfatto e il gusto.
A volte queste manifestazioni emergono già nelle fasi che precedono l’esplosione dei sintomi veri e propri, a volte possono essere le uniche manifestazioni o associate a sintomi molto lievi. Questi deficit possono mantenersi nel tempo, anche oltre l’effettiva guarigione dall’infezione.
Il meccanismo attraverso cui il virus riduca olfatto e gusto non è del tutto chiaro ed è oggetto di studio. Va detto che anche in questo caso questi sintomi non sono esclusivi del Covid ma sono stati già descritti in altre malattie virali, ad esempio nella Sars e in alcuni casi anche influenza.
Come funziona l'olfatto? Nel naso abbiamo una struttura altamente specializzata chiamata epitelio olfattivo - qui sono presenti delle cellule nervose che attraverso i loro recettori sono in grado di legare le molecole che entrano nel naso durante la respirazione e far partire un segnale elettrico che viene trasmesso al cervello e tradotto in una sensazione olfattiva. Se questa catena di eventi viene interrotta non riconosciamo più gli odori. Che questo sia dovuto alla capacità del virus di entrare nelle cellule nervose o alla sua azione sull'epitelio olfattivo non e' ancora chiaro.
Nel 75% dei casi l'infezione produce sintomi lievi. Essere completamente asintomatici è possibile ma meno frequente. Secondo gli ultimi dati riportati dall’Istituto Superiore di Sanità gli asintomatici sono in media il 56% dei positivi (questi dati pero’ non distinguono tra asintomatici e presintomatici, ovvero coloro che non mostrano sintomi al momento della diagnosi ma possono svilupparli in seguito).
Si deve sospettare di avere il Covid anche in assenza di sintomi se si è entrati in contatto stretto con una persona positiva.
La certezza di essere infetti la si ha con il tampone positivo, anche se va ricordato che il tampone e’ una fotografia quindi un tampone negativo non esclude che successivamente la situazione possa evolvere ed il tampone diventare positivo.
Poiche’ anche in fase asintomatica e’ possibile trasmettere il virus, dobbiamo comportarci sempre come se fossimo di fronte ad un potenziale infetto. I comportamenti da adottare sono:
In caso di contatto stretto accertato con un positivo anche asintomatico bisogna osservare un periodo di quarantena di 14 giorni dall’ultima esposizione al caso, oppure un periodo di quarantena di 10 giorni dall’ultima esposizione, con un test antigenico o molecolare negativo effettuato il decimo giorno.
Il tempo di guarigione dipende molto da quanto gravemente ci si ammala. Nelle persone che manifestano sintomi lievi, occorrono in media due settimane per riprendersi, più o meno come una brutta influenza. La febbre scompare in meno di una settimana, ma la tosse potrebbe persistere.
Quando la gravità del quadro clinico richiede un ricovero in ospedale - in caso di decorso favorevole- il tempo di guarigione varia in media dalle due alle otto settimane.
Ancora più lungo è il decorso di chi ha bisogno di un trattamento in terapia intensiva con sedazione e ventilazione meccanica.
La maggior parte delle persone comunque riesce a superare la malattia abbastanza rapidamente.
L'infezione sembra indurre una risposta immunitaria protettiva. Tuttavia, non è chiaro se tutti i pazienti infetti sviluppano una tale risposta e per quanto tempo duri. Sono stati segnalati casi di reinfezione ma sono rari.
La febbre è un sintomo di Covid ma non è specifico. Ovvero, avevamo la febbre anche prima del Covid per altre cause (come appunto l’influenza) che continuano ad esserci. Ora che la diffusione del virus è particolarmente alta in caso di febbre è molto probabile che la causa sia proprio il Covid.
L’influenza ha un andamento stagionale tipico, da novembre a aprile. In questi mesi sarà molto probabile che una quota maggiore di persone con febbre abbiano l’influenza e non il Covid.
Quest’anno più che mai è importante che le persone fragili si vaccinino contro l’influenza, perchè:
Per questo anche il vaccino dell’influenza può offrire una parziale protezione in caso di contatto con il coronavirus.
Il SARS-CoV-2 è un virus infido e colpisce vari organi ed apparati. I problemi gravi più comuni sono dovuti all’insorgenza di polmoniti e alterazione della coagulazione.
Il polmone attraverso la respirazione è l’organo che permette di ossigenare il nostro sangue che va poi a nutrire tutti gli altri organi, come rene, cervello e fegato. La polmonite, nelle sue forme più gravi impedisce questo processo con conseguente danno a tutti gli organi che non sono più in grado di ricevere ossigeno e quindi svolgere le loro funzioni.
Il sangue scorre nei vasi sanguigni perché è fluido. Il Covid favorisce la formazione di trombi - ovvero di coaguli, addensamenti. Quando il diametro del coagulo è maggiore di quello del vaso si crea un tappo ed il sangue non passa più. Se si blocca in un vaso della gamba la gamba non funziona più se si blocca in un vaso del cuore o del cervello, questi non funzionano più, con conseguenze immaginabili.
Tranne pochi casi le persone morte in italia avevano malattie croniche, in particolare cardiovascolari, o condizioni che aumentano il rischio di sintomi gravi quando ci sono infezioni respiratorie (per esempio obesità) e che più della metà aveva tre o più malattie insieme. Ci sono però anche casi di persone giovani e senza malattie che sono state ricoverate in terapia intensiva e, raramente, sono morte.
Gli studi autoptici sono estremamente utili per capire la causa di morte nelle persone positive al Covid e per mettere a punto terapie mirate. Ad esempio grazie agli studi autoptici si è capito che il polmone è l’organo più colpito ma non il solo. Che in molti casi esiste un problema vascolare che può danneggiare pressoché tutti gli organi.
E che utilizzando l’eparina, un farmaco in grado di prevenire la formazione di trombi, si può prevenire questa complicanza.
Eseguire l’autopsia in ogni singolo caso è impossibile perché le risorse umane ed economiche non lo consentono. Ci sono ricercatori che valutano le cartelle cliniche dei pazienti che sono morti, allo scopo di valutare se il Covid-19 ha rappresentato una possibile causa o con-causa di morte.
Come dicevamo prima il rischio di morte aumenta molto quando il virus colpisce soggetti che hanno età avanzata o con patologie pregresse o erano già ricoverate in ospedale: in questi casi osserviamo una mortalità che sembra essere anticipata dal virus. Queste persone con più malattie erano già in condizioni precarie, ma che probabilmente senza l'infezione avrebbero potuto trascorrere ancora alcuni mesi o anni di vita.
Elisa Zanier - Laboratorio di Danno cerebrale acuto e Strategie terapeutiche - Dipartimento di Neuroscienze
Editing Raffaella Gatta - Content manager