Milano, 5 febbraio 2021 - L’epilessia è una malattia del cervello che affligge circa 60 milioni di persone nel mondo e 600mila in Italia. Le cause della epilessia sono diverse e la malattia è spesso associata a deficit cognitivi, ansia e depressione e stigmatizzazione delle persone che ne sono affette.
I farmaci attualmente disponibili offrono un controllo prevalentemente sintomatico delle crisi epilettiche, comportano effetti collaterali e non funzionano in circa il 30% dei pazienti. Inoltre, questi farmaci non prevengono l'insorgenza della malattia nei soggetti a rischio. Esiste quindi una urgente necessità di sostenere la ricerca per sviluppare nuovi farmaci che agiscano sui meccanismi molecolari chiave implicati nello sviluppo della malattia al fine di arrestarla o prevenirne l'insorgenza.
Il Laboratorio di Neurologia Sperimentale dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS è particolarmente impegnato nello sviluppo di ricerche in modelli sperimentali di epilessia che trovano già i primi riscontri nella pratica clinica e riguardano:(a) lo sviluppo di nuovi farmaci che controllino le crisi epilettiche farmacoresistenti o ne prevengano l’insorgenza, e (b) lo sviluppo di biomarcatori che predicano lo sviluppo della epilessia prima della comparsa delle crisi epilettiche o predittivi della risposta terapeutica nel paziente.
“Nel primo caso -spiega Annamaria Vezzani, che guida il Laboratorio di Neurologia Sperimentale -, due farmaci anti-infiammatori, il farmaco Anakinra (contro la interleuchina 1) e il farmaco Tocilizumab (contro la interleuchina 6), sono stati utilizzati con successo per uso compassionevole in condizioni catastrofiche di epilessia nei bambini e nei giovani adulti con la sindrome di FIRES”.
“Questi farmaci -aggiunge Annamaria Vezzani – potrebbero essere utili anche per altre condizioni cliniche associate a crisi farmacoresistenti, come ad esempio lo stato epilettico. L’attività anticonvulsiva di Anakinra è stata evidenziata per la prima volta nel nostro laboratorio e successivamente convalidata in diversi modelli di epilessia”.
La seconda linea di ricerca che sta avendo le prime applicazioni cliniche riguarda il ruolo di biomarcatore di epilessia farmacoresistente di una molecola infiammatoria chiamata HMGB1.
“Un aumento dei livelli circolanti nel sangue di HMBG1 - conclude Vezzani - predice lo sviluppo di epilessia nei modelli sperimentali con largo anticipo rispetto alla comparsa delle prime crisi epilettiche. Inoltre i livelli circolanti di HMBG1possono differenziare i pazienti con crisi farmacoresistenti da coloro che invece rispondono ai farmaci antiepilettici. Basandosi su questi risultati, il nostro laboratorio sta contribuendo ad uno studio clinico prospettico multicentrico internazionale per valutare se HMGB1 può predire la comparsa di epilessia dopo un trauma cranico grave”.
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