Laboratorio Fisiopatologia delle Malattie Renali ed Interazione con altri Sistemi

Il laboratorio sviluppa modelli sperimentali di malattie renali che replicano il più fedelmente possibile le caratteristiche cliniche e istopatologiche delle nefropatie umane.

L’obiettivo è individuare mediatori e meccanismi molecolari responsabili della progressione della malattia verso l’insufficienza renale terminale, al fine di identificare farmaci in grado di rallentarla o addirittura di indurne la regressione.

Il laboratorio ha competenze di patologia, immunopatologia e di biologia molecolare applicate allo studio del rene e di altri organi.

 

Linee di ricerca

Messa a punto di modelli sperimentali di malattie renali

Attualmente, stiamo concentrando la nostra ricerca su modelli sperimentali che replicano alcune malattie renali umane, tra cui: 1) la glomerulonefrite autoimmune rapidamente progressiva, una forma grave di malattia renale che porta ad insufficienza renale terminale. Ad oggi, la terapia si basa sull’utilizzo di farmaci immunosoppressori con effetti collaterali significativi e risultati non sempre completamenti efficaci. Abbiamo identificato le popolazioni cellulari coinvolte nella formazione delle lesioni glomerulari, chiamate "crescents", aprendo la possibilità di nuove terapie mirate, riducendo o eliminando la necessità di immunosoppressori. Nel nostro Laboratorio sono in corso studi per valutare l'efficacia di nuove molecole. 2) la glomerulosclerosi segmentaria focale (FSGS), una rara ma significativa causa di insufficienza renale terminale in bambini e adulti. La terapia attuale non garantisce una remissione duratura, evidenziando la necessità urgente di nuovi trattamenti. La FSGS porta alla fibrosi renale, caratterizzata da eccessivo deposito di matrice extracellulare e complessi processi di segnalazione intracellulari. Contrastare tali vie potrebbe essere una strategia terapeutica potenziale per la FSGS. 3) la malattia del rene policistico, una malattia genetica caratterizzata dalla formazione di cisti nei reni e altri organi, che causano la progressiva perdita della funzione renale. Attualmente la terapia si concentra sulle vie di segnalazione coinvolte nella formazione delle cisti. La fibrosi e l'infiammazione sono le principali manifestazioni associate alla progressione della malattia. Stiamo testando nuove molecole per limitare queste alterazioni.

Nuove terapie per la nefropatia diabetica (ND)

Abbiamo a disposizione un modello di topi con diabete di tipo 2 e malattia renale, strumento fondamentale per l’identificazione di meccanismi patogenetici e di nuove terapie per la ND. Lo stress ossidativo, causato dall'aumento dei radicali liberi e dalla riduzione delle difese antiossidanti, è un fattore chiave nella progressione della malattia. La sirtuina 3 (SIRT3), una deacetilasi mitocondriale, regola l'equilibrio ossido-riduttivo cellulare ed è ridotta durante l'iperglicemia. L'attivazione di SIRT3 ha dimostrato di ridurre lo stress ossidativo e migliorare la funzionalità renale. Stiamo inoltre studiando il ruolo dell'endotelio capillare glomerulare nella ND, dove si osserva una diminuzione della densità capillare peritubulare e anomalie nel glicocalice endoteliale nei topi con ND di tipo 2. Il trattamento con un inibitore dell'enzima di conversione dell'angiotensina (ACEi) ha protetto il glicocalice e ridotto le anomalie capillari, evidenziando l'importanza di preservare queste strutture per prevenire la progressione della malattia.

Gli Inibitori del trasportatore sodio-glucosio nelle malattie renali diabetiche e non-diabetiche

Gli inibitori del trasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (SGLT2i) sono farmaci approvati per il trattamento del diabete di tipo 2, con effetti protettivi sul rene. Recentemente abbiamo dimostrato l’efficacia di un SGLT2i in un modello di malattia renale non-diabetica caratterizzato da proteinuria e danno ai podociti. In topi BTBR ob/ob, che sviluppano ND di tipo 2, il trattamento ha limitato lo sviluppo di albuminuria, preservando l’ultrastruttura dell’endotelio glomerulare. Il farmaco esercita la sua azione riducendo l’espressione di VEGF-A nei podociti dei topi diabetici, limitando l’alterata espressione delle proteine endoteliali caveolina-1 e PV-1, coinvolte nella regolazione della permeabilità endoteliale. Questo effetto consente di preservare la funzione e l’integrità dell’endotelio glomerulare, migliorando la protezione renale nei modelli di malattia renale diabetica e non diabetica. Stiamo analizzando l'efficacia degli SGLT-2i nel trattamento della vasculite associata agli anticorpi anti-citoplasma dei neutrofili (AAV). Questa patologia autoimmune colpisce principalmente reni e polmoni ed è associata a malattie cardiovascolari. L’aumento dell’espressione di SGLT-2 nel glomerulo, in particolare nei podociti e nelle cellule epiteliali parietali della capsula di Bowman, così come nelle cellule T infiltranti il rene, suggerisce un potenziale ruolo terapeutico per gli SGLT-2i. Identificato il dosaggio ottimale di SGLT-2i in combinazione con una dose ridotta di immunosoppressori, saranno condotte analisi istologiche e funzionali per chiarirne i meccanismi reno-protettivi, cardio-protettivi ed immunomodulatori. Valuteremo l’impatto del farmaco sulle cellule glomerulari, l’infiammazione renale e sistemica, e l’adesione dei neutrofili all’endotelio. Lo studio indagherà anche il potenziale degli SGLT-2i nel prevenire le ricadute di questa patologia.

Identificazione di nuovi target terapeutici per le glomerulonefriti autoimmuni

La nostra ricerca mira a sviluppare un trattamento più mirato, sicuro ed efficace per i pazienti con glomerulonefriti autoimmuni. Analizzando il trascrittoma glomerulare nei ratti con glomerulonefrite rapidamente progressiva in diverse fasi della malattia, intendiamo identificare i mediatori coinvolti nello sviluppo delle lesioni glomerulari e nella loro progressione ad uno stadio irreversibile. Successivamente, caratterizzeremo il ruolo dei mediatori identificati nel promuovere il danno in specifiche popolazioni cellulari glomerulari. Sulla base dei risultati ottenuti nel corso dello studio svilupperemo nuove strategie terapeutiche innovative che saranno testate in-vitro ed in-vivo.

Valutazione dell'efficacia di un agonista del recettore farnesoide in un modello sperimentale di rene policistico

Il recettore nucleare farnesoide X (FXR), altamente espresso nel fegato e nel rene, regola il metabolismo degli acidi biliari e dei lipidi, oltre a esercitare effetti anti-infiammatori e anti-fibrotici. Un agonista di FXR ha dimostrato proprietà reno-protettive in studi clinici sulla steatoepatite non alcolica e in modelli di malattie renali. In questo studio stiamo valutando l'efficacia di questa molecola in un modello sperimentale di rene policistico, utilizzando ratti PCK geneticamente predisposti a sviluppare cisti renali ed epatiche.

Strategie per inibire l'attivazione delle proteine del complemento

La sindrome emolitica uremica (SEU) è una rara malattia caratterizzata da anemia emolitica, trombocitopenia e trombosi, prevalentemente a livello renale. La forma atipica (aSEU) è di origine genetica e causa un'attivazione incontrollata del sistema del complemento. Abbiamo utilizzato topi con mutazioni nel Fattore H per comprenderne la patofisiologia. La mutazione peggiorava l'insufficienza renale e la trombofilia e aumentava l'attivazione del complemento e l'infiammazione. Un trattamento sperimentale con un antagonista del recettore del C5a si è dimostrato efficace nel migliorare la funzione renale, ridurre l'infiammazione e i depositi di complemento, suggerendo un nuovo possibile approccio terapeutico per il trattamento di questa malattia.

Responsabili
Susanna
Tomasoni
Capo Dipartimento
Capo Laboratorio
susanna.tomasoni@marionegri.it
Senior Advisor
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Capi Unità
Monica
Locatelli
Capo Unità
monica.locatelli@marionegri.it
Daniela
Corna
Capo Unità
daniela.corna@marionegri.it
Mauro
Abbate
Capo Unità
mauro.abbate@marionegri.it
Personale
Cristina
Zanchi
Ricercatore
cristina.zanchi@marionegri.it
Daniela
Rottoli
Ricercatore
daniela.rottoli@marionegri.it
Domenico
Cerullo
Ricercatore
domenico.cerullo@marionegri.it
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Codice:

International Consensus on Cardiopulmonary Resuscitation.

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